Non è la specie più forte a sopravvivere! E nemmeno quella più intelligente. Ma la specie che risponde meglio al cambiamento. Parole di Charles Darwin.
Non c’è dubbio che stiamo vivendo un periodo di profondi cambiamenti. Commercialisti e Consulenti del Lavoro si trovano oggi ad operare in scenari e in contesti sicuramente molto differenti rispetto a quelli nei quali erano abituati ad operare alcuni anni fa.
La conseguenza di tutto ciò è che gli studi professionali, se vogliono sopravvivere, devono adattarsi ed evolvere in modo efficiente accettando nuove sfide. In altre parole devono cambiare.
I cambiamenti possono riguardare diversi aspetti della sfera professionale. Gli aspetti forse più importanti sono i cambiamenti della conoscenza e quelli del mercato.
Nel primo caso, i cambiamenti sono sotto gli occhi di tutti e riguardano la diffusione della conoscenza e del sapere. I media tradizionali e internet contribuiscono alla rapida circolazione di informazioni e notizie. Oggi, tutti sanno tutto. È cambiata la quantità di informazioni e, con essa, la velocità di diffusione delle stesse.
E se una volta il professionista riusciva a rispondere “al volo” a qualsiasi richiesta del cliente, oggi forse non è più così! Occorre aggiornarsi continuamente ed essere preparati, anche se talvolta è necessario rinviare una risposta per essere più esaustivi.
Nel secondo caso, i cambiamenti del mercato sono invece frutto della concorrenza, della necessità di offrire nuovi servizi e nuove prestazioni professionali, dell’abbassamento degli onorari e della sempre più alta richiesta di professionisti specializzati. Se lo studio professionale non riesce a soddisfare le esigenze sempre più specifiche del cliente (che richiede tempi di risposta immediati), questi tenderà a rivolgersi altrove cercando un professionista più qualificato ed esperto, abbandonando così lo studio professionale.
Come gestire il cambiamento?
Prima di andare oltre, è d’obbligo fare una premessa. I cambiamenti possono essere volontari o involontari. Mentre i primi sono frutto di scelte operate in maniera responsabile e personale, i secondi sono frutto di eventi o situazioni imprevedibili che colgono alla sprovvista il professionista causando incertezze e paure.
In entrambi i casi, capacità di trasformazione, capacità di adattamento, flessibilità e dinamicità sono ottimi elementi per tutte le organizzazioni professionali che vogliono affrontare ogni cambiamento con serenità.
I professionisti più abili e capaci possono diventare però essi stessi promotori del cambiamento, dimostrando di saper interpretare il proprio ruolo in modo innovativo e promuovere così il cambiamento e l’innovazione, oltre che per loro, anche nell’ambito dei clienti che assistono.
Cambiare però non è mai semplice! Il modo di comportarsi e di lavorare di ogni individuo è funzione delle sue abitudini, dei suoi schemi mentali ed operativi, che generalmente si sono consolidati dopo tanti anni di lavoro e per questo profondamente radicati.
Pensare di cambiare programmando a tavolino nuovi ruoli e nuove responsabilità per soci e collaboratori è un grosso errore. In qualsiasi organizzazione professionale, il cambiamento presuppone sempre unione di intenti e coesione verso un obiettivo comune.
Spesso molti importanti progetti di cambiamento falliscono perchè le persone sono restie a cambiare. Le ragioni che stanno alla base della resistenza al cambiamento si possono individuare in almeno due categorie:
1) abitudine e/o inerzia: le persone che hanno sempre fatto le stesse cose o che fanno le cose in un certo modo fanno fatica a cambiare il loro comportamento dall’oggi al domani;
2) paura dell’ignoto: in molte persone il fatto di non conoscere, o di fare fatica a prevedere il futuro, crea ansia e angoscia e quindi, anche resistenza.
La resistenza al cambiamento di una persona o di un gruppo si può facilmente superare se esiste una concreta insoddisfazione verso la situazione attuale e/o se le azioni volte al cambiamento sono facilmente realizzabili e semplici.
Ed è per questo motivo che le strategie per superare e vincere la resistenza al cambiamento devono basarsi sul coinvolgimento e sulla partecipazione di tutto il gruppo di lavoro, che deve essere abile nel garantire in modo ottimale sia la gestione del vecchio sia la gestione del nuovo.
Antonino Salvaggio – Centro Studi CGN