Dopo tante traversie, il sospirato differimento dell’aumento dell’IVA dal 21% al 22% è stato deciso durante il Consiglio dei Ministri tenutosi nella mattinata del 26 giugno. Non è indolore però: le coperture per bloccare l’aumento per tre mesi sono state reperite anche con l’aumento degli acconti IRPEF e IRES. Una cosa alla volta: vediamo nel dettaglio cosa è stato deciso in merito all’argomento in esame.
La decorrenza dell’aumento dell’aliquota IVA ordinaria dal 21% al 22%, disposto dall’art.40 comma 1-ter del DL 98/2011, è stata rinviata dal 1 luglio 2013 al 1 ottobre 2013. E’ anche prevista la possibilità di prolungare lo slittamento di ulteriori tre mesi, al 1 gennaio 2014, per consentire una eventuale riconfigurazione della materia in sede di definizione della legge di stabilità.
Naturalmente, per poter sostenere il costo di tale spostamento, deve essere trovata un’adeguata copertura e, secondo la bozza del decreto legge discusso dal Consiglio dei Ministri, e salvo correzioni dell’ultima ora, una parte della soluzione è arrivata aumentando la misura degli acconti IRPEF e IRES, a partire dalla seconda o unica rata in calendario a novembre, portandoli rispettivamente al 100% e 101%. Tale aumento, inoltre, dovrebbe essere previsto a regime per l’IRPEF, mentre per l’IRES dovrebbe valere solo per il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2013.
Fatti salvi i prossimi versamenti degli acconti di luglio ed agosto, bisognerà quindi ricalcolare la seconda rata di acconto. Vediamo come:
Come noto, sono obbligati al pagamento dell’acconto IRPEF le persone fisiche che in Unico 2013 PF hanno compilato il rigo RN33 per un importo pari o superiore ad euro 52 e sono tenute al versamento dell’acconto IRES le società di capitali e gli enti non commerciali che in Unico 2013 hanno indicato rispettivamente al rigo RN17 e RN28 un importo pari o superiore ad euro 21. Se l’acconto supera l’importo di euro 103, dovrà essere versato in due rate.
L’aumento interessa la seconda o unica rata di novembre, per cui sarà necessario:
- ricalcolare l’acconto complessivamente dovuto sulla base delle nuove percentuali (100% per IRPEF e 101% per IRES);
- sottrarre da tale ammontare l’importo versato a titolo di prima rata di acconto.
Per logica, dovrebbe essere adeguato anche l’acconto IRAP, considerato che viene corrisposto secondo le disposizioni previste per le imposte sui redditi: dovrebbe quindi aumentare anch’esso al 100% per persone fisiche e società di persone e al 101% per società di capitali ed enti commerciali. Stessa sorte per gli acconti delle altre imposte per le quali si applicano le disposizioni previste per l’IRPEF (per esempio IVIE, IVAFE e imposta sostitutiva dei nuovi minimi).
I lavoratori dipendenti e i pensionati, che si avvalgono di un sostituto di imposta, vedranno trattenuta in busta paga la differenza tra quanto complessivamente dovuto e l’importo versato a luglio come prima rata.
Il testo del decreto discusso mercoledì, precisiamo, non è blindato, potrebbe essere adeguato o migliorato dal Parlamento in queste ore.
Patrizia Tomietto – Centro Studi CGN