Anche nel nostro Paese si sta diffondendo un nuovo servizio domiciliare denominato nido in famiglia, alternativo rispetto ai tradizionali asili nido pubblici e privati. Di seguito ne elenchiamo le caratteristiche salienti, evidenziando l’interessante e possibile opportunità di auto impiego offerta dall’istituto.
Definizione. Il nido in famiglia è un asilo gestito da mamme (o terzi) professionalmente preparate che accudiscono ed educano, presso la propria o altrui abitazione, più bambini, assicurando loro cure familiari, inclusi pasti e nanna.
Il servizio quindi è rivolto soprattutto ai genitori che, a causa della propria attività lavorativa o per altri motivi, non possono accudire i propri figli.
Dal punto di vista della mamma-educatrice, il nido in famiglia si sostanzia in un’attività alternativa che produce reddito, permettendo inoltre di restare nella propria abitazione (se del caso) e accudire nel contempo anche i propri figli.
Il servizio, piuttosto conosciuto nelle regioni del Nord Italia, nasce nell’Europa settentrionale, dove viene chiamato “Tagesmutter” ossia mamme di giorno.
I bambini accuditi devono rientrare nella fascia compresa tra 3 mesi e 3 anni e ogni mamma-educatrice non può averne in genere più di 6, anche se il numero dipende dalla Regione di competenza (es. in Lombardia massimo 5 bambini alla volta mentre in Emilia Romagna il numero sale a 7).
Caratteristiche. Premesso che il servizio è, come detto, alternativo rispetto ai tradizionali asili pubblici, occorre garantire che questa nuova attività venga svolta da personale preparato e competente.
Per questo motivo, viene stabilito l’obbligo di effettuare un corso di formazione professionale di almeno 250 ore necessario per lo svolgimento dell’attività.
Per ottenere l’abilitazione non sono previsti particolari titoli di studio ma vengono valutati i seguenti criteri: l’esperienza nell’assistenza di bambini, la disponibilità della famiglia ad aprire i propri ambienti privati e le competenze personali e sociali. I corsi insegnano a progettare le attività per i bambini – laboratori manuali, musicali ecc – e a gestire i rapporti con le famiglie, oltre a fornire le nozioni di base sui principi di una corretta alimentazione e le tecniche di primo soccorso. Alle lezioni in aula si aggiunge anche un tirocinio pratico.
Se la mamma non dispone della formazione necessaria può affidare a terzi (professionisti o associazioni) il compito di accudire i bambini ospitati.
Il locale destinato al nido famiglia deve essere l’abitazione di residenza ovvero un appartamento – o altro spazio con requisiti della civile abitazione – in uso (comodato, affitto o proprietà). Lo stesso immobile deve essere dotato di spazi appositi per le varie esigenze dei bambini. In tal senso, oltre bagno, occorrono spazi dedicati al gioco, al pranzo e al riposo.
Per quanto riguarda i costi a carico delle famiglie, in genere, per ogni ora di affidamento del bambino, vengono richiesti da 3 a 6 euro ma i prezzi sono indicativi in quanto dipendono dalle disposizioni Regionali in materia.
Adempimenti fiscali e previdenziali. Considerando che l’attività di mamma-educatrice è relativamente nuova, vale la pena evidenziare le caratteristiche salienti della stessa. Ai fini dell’apertura della partita IVA il codice ateco da utilizzare è il 89.91.00 (servizi di asilo nido e assistenza diurna per minori disabili) mentre, dal punto di vista previdenziale si tratta di prestatori di servizi inquadrati nella gestione commercianti. Occorre inoltre, prima dell’inizio dell’attività, inviare una segnalazione certificata di inizio attività (ossia SCIA) per segnalare direttamente all’ente la nuova attività costituita e stipulare una Polizza per Responsabilità Civile Professionale.
Alcuni Comuni richiedono infine un controllo ASL di competenza per verificare lo stato dell’abitazione e le condizioni igienico sanitarie della stessa.
Fabrizio Tortelotti