I dati parlano chiaro: le imprese in Italia gestite dagli stranieri sono in aumento, mentre quelle gestite da italiani non aumentano e negli ultimi anni moltissime hanno chiuso i battenti. Perché?
Innanzitutto analizziamo alcune statistiche relative alla crescita delle imprese costituite in Italia da cittadini provenienti da Paesi extracomunitari (Fonte di Unioncamere/InfoCamere). Nel 2014 tali imprese hanno superato quota 335 mila, rappresentando quindi il 10% dello stock complessivo, per un totale di 6.041.187 imprese attive nel territorio dello Stato italiano. Nel 2011 invece rappresentavano il 7,4% e in totale le imprese iscritte al Registro Imprese erano 6.110.074.
Il 19,17% delle imprese straniere iscritte al Registro imprese, ovvero 64.300, sono costituite da imprenditori di origine marocchina. Al secondo posto, con 14,02% e 47.020, ci sono gli imprenditori cinesi e al terzo posto per il 2014 gli albanesi, con 9,15% e 30.703 imprese.
Analizzando invece le tipologie di attività possiamo osservare che i marocchini sono al primo posto nelle attività commerciali e nelle attività di trasporto e magazzinaggio rispetto alle altre etnie; i cinesi predominano nelle attività di alloggio e ristorazione, nelle attività manifatturiere e in altre attività di servizi. Gli albanesi invece hanno un primato assoluto rispetto agli altri imprenditori extra UE nel settore delle costruzioni.
Altro dato interessante riguarda l’area geografica in cui questi imprenditori nel 2014 hanno creato il maggior numero di imprese. Infatti 6.718 imprese su un totale di 16.841 (con un’incidenza del 39,89% dello stock complessivo) sono state istituite nella provincia di Prato; sempre sul podio di questa classifica troviamo Milano (22,12%) e Firenze (19,23%).
Anche i bengalesi hanno un primato in questa analisi relativa al 2014. Essi infatti hanno avuto la crescita maggiore rispetto agli altri stranieri, con un aumento di 4.900 imprese, per un totale di oltre 25 mila ditte attive nel territorio dello Stato; di queste, ben 11.956 sono situate nella regione Lazio.
Ora invece proviamo ad analizzare i motivi della crescita delle imprese costituite da cittadini provenienti da Paesi extracomunitari in Italia. Sicuramente la crisi economica ha cambiato le carte in tavola a livello mondiale. E mentre in Italia c’è chi dice che non ne usciremo più e chi dice che ne siamo già usciti, gli stranieri intanto approfittano della situazione di scompiglio, di negatività, di difficoltà che sta vivendo il nostro Paese per mettersi sul mercato.
Si osserva tuttavia fra loro una forte eterogeneità, a seconda della capacità (e delle modalità) di avanzamento (upgrading) all’interno della catena del valore di appartenenza. Fra le imprese intermedie che avanzano (“evolute”) e quelle immobili (“marginali”) le differenze in termini di dimensione, efficienza, capitale umano, competitività internazionale sono in media notevoli.
La performance osservata durante la crisi del 2008-09 conferma la maggiore difficoltà delle marginali; mostra inoltre come, di fronte a un improvviso collasso del commercio internazionale, le imprese che stavano avanzando nelle rispettive catene del valore (soprattutto ampliando la rete di rapporti internazionali) abbiano subito contraccolpi maggiori di quelle che stavano invece battendo la strada di una maggiore articolazione funzionale.
Il loro punto di forza è che riescono ad offrire a prezzi bassissimi, o comunque competitivi, servizi e prodotti a tutti i consumatori che (e sono- ahimè- molti) non possono più permettersi il made in Italy.
Giorgia Martin – Centro Studi CGN