Con l’entrata nel vivo della campagna fiscale 2015 il tema più caldo è quello delle cosiddette “maxi sanzioni 730”. Al di là delle questioni più operative legate ai dati resi disponibili o meno dall’Agenzia delle Entrate nei 730 precompilati, infatti, il vero nodo che preoccupa gli operatori è quello del rischio a cui sono esposti dal nuovo regime sanzionatorio introdotto dal D.lgs. 175/2014.
Fino all’anno scorso vi era una netta separazione tra sanzione per l’errata apposizione del visto di conformità da parte dell’intermediario, addebitata a quest’ultimo, e recupero dell’imposta non versata che veniva fatto nei confronti del contribuente; da quest’anno tutta la responsabilità viene messa in capo ai CAF, che in caso di errore dovranno pagare sia l’imposta che la sanzione e gli interessi.
In termini numerici, si passa da una sanzione certa di 86 euro a prescindere dall’ammontare dell’imposta non versata, a una cifra indeterminata che può essere di 10 o 100 volte superiore; poco consola il dato medio in possesso dell’Agenzia delle Entrate pari a 650 euro, perché è appunto una media e quindi non si può escludere che non si rischino cifre ben superiori.
A fronte dell’aumentato rischio i CAF hanno una sola soluzione: assicurarsi alle migliori condizioni possibili. Ma qui viene il bello, o per meglio dire il punto dolente: solo i CAF che potranno dimostrare, dati alla mano, di avere una statistica degli errori degli ultimi 5 anni da “primi della classe” potranno assicurarsi a condizioni favorevoli.
Infatti, come sempre, le compagnie ragionano in base alla semplice equazione “più errori e/o errori di importo più elevato = più rischio”, e “più rischio” vuol dire polizze più sfavorevoli.
Più un CAF potrà dimostrare che commette pochi errori e che i propri errori sono di importo contenuto, e più potrà ottenere un premio da pagare contenuto e una franchigia bassa. Proprio alla franchigia viene prestata la massima attenzione da ambo le parti, perché se è troppo alta lascerebbe a carico del CAF una quota consistente delle sanzioni, se è troppo bassa costringerebbe le compagnie a risarcire più di quanto incassato con i premi e ad applicare per l’anno successivo un premio assicurativo più elevato.
L’abbassamento della franchigia, quindi, premierà solo i CAF che negli anni hanno investito in controlli interni (audit interno), in controlli software automatizzati e nella qualità del lavoro dei propri centri periferici.
Centro Studi CGN