In linea generale, le variazioni delle rimanenze finali dei beni rispetto a quelle iniziali concorrono alla formazione del reddito dell’esercizio. Per tale motivo le rimanenze finali vengono valutate secondo criteri specifici, stabiliti dalla normativa. Diversa la valutazione delle rimanenze in caso di prodotti editoriali. Ecco come viene regolata.
La valutazione delle rimanenze del settore editoriale, infatti, per le caratteristiche specifiche del prodotto stesso, non può avvenire secondo i criteri dettati dall’art. 92 del Tuir.
Innanzitutto è bene ricordare che i prodotti editoriali si distinguono in:
- quotidiani e periodici, per i quali non si procede alla valutazione delle rimanenze se non nel caso in cui le copie siano conservate a titolo di arretrato (per alcune particolari richieste) e venga loro attribuito un valore molto esiguo;
- libri, che hanno una tiratura con una certa consistenza in termini di numero di copie e che vengono venduti a un prezzo fisso di copertina che non è soggetto a variazioni nel tempo. In questo caso la giacenza di magazzino può assumere valori consistenti, senza che subiscano svalutazioni.
Per l’editoria, pertanto, soprattutto nel settore librario, vi sono delle esigenze diverse di valutazione delle rimanenze di magazzino. I criteri sono stabiliti dalla Risoluzione del MEF n.9/995 del 1977 la quale stabilisce percentuali di svalutazioni del costo di esercizio fisse, decrescenti negli anni e suddivise per tipologia di pubblicazione:
- edizioni scolastiche;
- edizioni scientifiche;
- edizioni varie.
In caso di ristampa di un volume, l’edizione viene considerata come nuova.
Ecco qui di seguito la tabella completa con le relative aliquote di valutazione, distinta per anno e per categorie.
Rita Martin – Centro Studi CGN