In questo momento di “trambusto” economico e ideologico, segnali positivi di crescita arrivano dalle Start up innovative. Di recente, infatti, è stato pubblicato da Infocamere il rapporto del terzo trimestre del 2015, riportato nell’apposita sezione del Registro delle Imprese, e quanto emerge dal rapporto è positivo.
Il numero di Start up che avviano la propria attività in Italia aumenta di mese in mese e, rispetto all’anno precedente, vi è una crescita sostanziale non solo nella quantità, ma anche nei soggetti impiegati e coinvolti in questo mondo e nel capitale investito nelle attività.
Sono più di 5.000 le Start up iscritte presso il Registro delle Imprese, quasi il doppio dell’anno precedente nello stesso periodo. Dal punto di vista geografico, è il Nord l’area in cui vi è un maggiore sviluppo di Start up. In particolare, la regione in cui queste ultime sono più numerose è la Lombardia: le Start up sono infatti pari al 22% del totale con circa 1.090 unità (dati ricavati dal sito del Ministero dello Sviluppo Economico alla data del 16 dicembre 2015). L’obiettivo di queste piccole imprese è di offrire beni e servizi ad alto livello tecnologico e, infatti, il settore in cui operano di più frequente è l’ambito digitale, attraverso la produzione di software e la consulenza informatica. Segue poi quello industriale in senso stretto, con il numero di imprese più alto impiegate nella produzione di prodotti per l’elettronica, ma anche nel sociale e nel commercio.
Le Start up stanno contribuendo in maniera decisiva all’occupazione giovanile. Sono infatti il 23,9% le imprese che impiegano come risorse giovani di età non superiore ai 35 anni e questo dato rappresenta circa il quadruplo rispetto alle altre società di capitali in Italia. Sono inoltre il 44,6% le imprese che coinvolgono almeno una donna nella compagine sociale. Già nelle scuole e nelle università, gli studenti possono avvicinarsi a questo mondo grazie alle iniziative promosse e ai contamination lab, utili per accrescere la consapevolezza e incoraggiare la realizzazione di idee di business. Le Start up non solo incoraggiano l’occupazione e l’imprenditoria giovanile ma servono anche ad incentivare le aziende e i privati ad investire nelle stesse. Sono previste delle deduzioni dell’investimento per le imprese e degli incentivi per i soggetti che hanno consistenti risparmi per poter finanziare le loro attività. Vi sono altre modalità con cui le Start up possono ottenere fondi: possono ricorrere al crowdfunding, piattaforme online utili per ottenere capitale di rischio, al work for equity, cioè la possibilità di essere remunerati con partecipazioni all’impresa, e ai numerosi fondi di sostegno al capitale. Le Start up trovano anche un appoggio da parte dei numerosi incubatori e acceleratori che le aiutano nella stesura del progetto e nella realizzazione dell’idea. L’Italia è il Paese con il più alto numero di Bic (Business Innovation Center) rispetto agli altri Paesi europei: sono ben 36 gli incubatori totali ed è sempre la Lombardia la regione con la numerosità più alta, 14 unità (dati aggiornati al 14 dicembre 2015). Ci dimostriamo un po’ carenti però dal lato pratico: l’indice di conversione idea/impresa risulta essere più basso rispetto agli altri paesi europei. Questo significa che di tutte le idee che nascono e che vengono proposte una buona parte non viene realizzata e non prende neanche vita. Abbiamo un atteggiamento forse più prudente da questo punto di vista, considerato anche l’alto tasso di mortalità delle Start up innovative.
A tre anni dal Decreto Crescita 2.0 (D.L. 179/2012), pubblicato il 18 ottobre 2012, si può dire che piano piano l’Italia si sta dimostrando un Paese che favorisce e incentiva l’innovazione. Seppur a rilento e un po’ indietro rispetto a tanti altri Paesi europei, ci stiamo facendo largo in un ambiente in continua evoluzione e crescita. I dati pubblicati da Infocamere indicano che siamo nella direzione giusta: uno Stato che offre la possibilità di reinventarsi e che si dimostra accogliente nei confronti della modernizzazione e dello sviluppo economico.
Investire sull’innovazione e sui giovani, dare loro fiducia e fornire loro i fondi necessari per portare avanti le idee vincenti è il segreto per dare al nostro Paese la spinta necessaria per una ripresa più rapida.
Michela Pivetta – Centro Studi CGN