Che differenza c’è tra un idraulico e un commercialista?

La risposta è semplice: uno aggiusta i rubinetti e l’altro fa i conti delle tasse da pagare. Ma al di là delle competenze tecniche-professionali, ci sono altre differenze sostanziali? E se vi dicessimo che in fondo non c’è molta differenza e anzi che l’esempio dell’idraulico potrebbe tornare utile anche ad un commercialista o un qualsiasi altro libero professionista? Non siamo impazziti, leggere per credere.

Si sente sempre più spesso parlare di hard skills e soft skills; ma che cosa sono precisamente e a che cosa servono in ambito lavorativo?

Facciamo un passo indietro. Se un tempo per avere successo nella professione venivano valutate solamente le competenze e cioè il saper fare bene il proprio lavoro, oggi questo non è più sufficiente. Essere specializzati e avere delle competenze meramente tecniche non basta più per emergere nel proprio settore.

Spieghiamoci meglio attraverso un esempio pratico. Se in casa ho un rubinetto che perde e devo chiamare un idraulico, in base a quali elementi scelgo chi chiamare? Sicuramente gli aspetti che terrò in maggior considerazione sono la pulizia del lavoro fatto dall’idraulico, la sua disponibilità, la velocità con cui potrà fare la riparazione, la correttezza e affidabilità, ecc. Ma la cosa più importante non dovrebbe essere che sia in grado di aggiustare il mio rubinetto? Certo, ma è scontato che tutti gli idraulici, in quanto professionisti esperti nel proprio lavoro siano in grado di farlo, allora ciò che mi permette di scegliere e che per me fa la differenza diventa altro.

Ecco perché si distinguono le hard skills dalle soft skills.
Le hard skills sono competenze prettamente tecniche e professionali legate ad una certa tipologia di lavoro, rappresentano dei requisiti oggettivi e misurabili solitamente acquisiti durante il periodo di studio o con l’esperienza sul campo.
Le soft skills sono invece più difficili da quantificare, misurare e sviluppare. Rappresentano gli atteggiamenti personali e intangibili, le caratteristiche e le modalità di relazione che ci contraddistinguono come individui all’interno di un contesto lavorativo come lo studio professionale.

Un professionista può dunque essere molto competente nel contesto lavorativo in cui opera,  ma avere scarse soft skill. Per fare delle analogie con concetti più semplici si può riassumere che mentre le hard skills rappresentano le competenze del sapere e del saper fare, le soft skills sono le competenze che descrivono il saper essere.

Le soft skills sono abilità essenziali per qualsiasi attività lavorativa perchè apportano valore aggiunto alla professione in quanto ci permettono di gestire in modo efficace le situazioni problematiche, comprendere e influenzare le richieste dell’ambiente che ci circonda, relazionarci al meglio.

Vi starete chiedendo se le soft skill sono innate e intrinseche in ognuno di noi o possono essere acquisite come le hard skills. Anche le competenze trasversali si possono esercitare, sviluppare e potenziare e oggi sono indispensabili per fare la differenza sul mercato.

Facciamo maggior chiarezza individuando quattro macro categorie in cui far rientrare le diverse soft skills.

  1. Personali. Queste rappresentano le competenze che influenzano la modalità in cui interagiamo con gli altri in base al ruolo da noi ricoperto. Ad esempio la capacità di essere un leader e di delegare, l’abilità nel trasmettere motivazione ai collaboratori.
  2. Relazionali. Individuano la capacità di rapportarsi e relazionarsi con gli altri. In questa tipologia vengono ricomprese la capacità di comunicare in modo efficace, la gestione dei rapporti interpersonali a vari livelli, la propensione alla collaborazione e al lavoro in team, l’orientamento al cliente e l’efficienza nella negoziazione.
  3. Cognitive. In questo caso vengono ricomprese le competenze che ci portano a ragionare e ad avere successo in determinate situazioni, in altre parole del modo in cui si ragiona e vengono affrontati i problemi. Rientrano la tendenza ad avere una visione sistemica e di insieme, la capacità di analisi e sintesi, la propensione al problem solving.
  4. Organizzative o realizzative. Non è sufficiente avere delle grandi idee se poi non si è in grado di metterle in pratica. Queste competenze rappresentano la traduzione del pensiero in azione e ricomprendono lo spirito di iniziativa, la proattività, la capacità di pianificazione e organizzazione delle attività in base alle priorità, l’orientamento all’obbiettivo, la prontezza e fermezza nel prendere una decisione.

Ora che abbiamo fatto ordine in questa tematica non vi resta che chiedervi: oltre a saper fare, so anche essere?

Michela Pase e Mario Gelsomino