Quanti cambiamenti stanno avvenendo negli studi professionali negli ultimi anni? E quale impatto stanno avendo questi cambiamenti sulle professioni? Cosa possiamo fare per cavalcare il cambiamento e non subirlo?
Non c’è ombra di dubbio che il futuro delle professioni nei prossimi cinque o dieci anni cambierà radicalmente. Il cambiamento in atto è ormai sotto gli occhi di tutti. Stiamo assistendo ad un progressivo automatismo di tutte le principali funzioni professionali: invio telematico di tutti i dati, fatturazione elettronica per tutti, conservazione digitale dei dati, comunicazione esterna che corre attraverso la tecnologia (PEC, whatsapp, skype, etc…) e così via.
Questi cambiamenti stanno inevitabilmente portando ad una progressiva dematerializzazione degli studi professionali, al ridimensionamento degli spazi interni, all’aumento del coworking e del lavoro in mobilità, e ad una crescente e sempre più diffusa collaborazione tra professionisti che condividono incarichi e progetti in cloud.
Insomma, da un lato, stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione digitale che avrà un impatto economico e sociale pari a quello della rivoluzione industriale. Dall’altro lato, invece, siamo nel bel mezzo di una nuova epoca caratterizzata da una profonda crisi economica e finanziaria, da una smisurata competizione, dall’aumento della complessità delle funzioni professionali e dell’aumento delle responsabilità professionali.
Per dirla in due parole, le professioni stanno cambiando. Sono dell’idea che il cambiamento delle professioni deve portare i professionisti a riflettere e a ripensare l’organizzazione degli studi professionali. L’attuale organizzazione di molti studi professionali potrebbe rivelarsi inadatta e inefficiente per abbracciare i mutamenti che stanno intervenendo a livello globale. Cambiare però non è mai semplice e immediato.
Il principale ostacolo al cambiamento organizzativo è rappresentato dalle abitudini dei professionisti e dei suoi collaboratori e dall’atteggiamento “conservatore” dei professionisti che non si ritengono interessati da queste dinamiche.
Il modo di comportarsi e di lavorare di ogni professionista è funzione delle sue abitudini, dei suoi schemi mentali ed operativi, che generalmente sono consolidati da anni e anni di libera professione. Tutte le volte che ci troviamo a fare ciò che abbiamo sempre fatto, abbiamo la sensazione che tutto andrà come già sappiamo (perché è conosciuto).
Inoltre, il cambiamento genera paure più o meno reali: non essere all’altezza delle nuove situazioni, perdita di sicurezza, perdita di comodità, percezione di minacce di vario tipo, paura dell’ignoto, paura del fallimento, etc…
Eppure, forse non tutti sanno che la paura può essere un utile alleato che può aiutarci a comprendere come possiamo migliorare. La miglior cosa da fare è quella di accettarla e usarla a proprio vantaggio, per trasformare le sgradevoli sensazioni che procura in un acceleratore per il cambiamento.
Se ci pensate bene, siete proprio sicuri che facendo le stesse cose che avete sempre fatto fino ad oggi otterrete sempre i risultati che avete sempre ottenuto? I professionisti che oggi continuano a lavorare come lavoravano anni fa non solo non migliorano, ma è anche improbabile che ottengano gli stessi risultati che ottenevano in passato.
La tecnologia può diventare un utile strumento per rendere più efficiente il servizio professionale, migliorando i processi lavorativi, riducendo i tempi di esecuzione, riducendo il rischio di errori e, perché no, fidelizzando la clientela (condivisione di documenti 24h su 24h, invio di newsletter, promemoria scadenze fiscali tramite messaggistica istantanea, etc…).
L’uso di una nuova tecnologia o di un nuovo processo lavorativo, però, non deve essere visto come un semplice “obbligo”, ma deve essere principalmente un nuovo percorso culturale ed una nuova opportunità organizzativa da cogliere al volo. Innovazione non vuol dire solamente adeguare gli strumenti informatici alle nuove tecnologie per restare al passo con i tempi, ma vuol dire soprattutto cambiare il modo di svolgere la propria professione.
La resistenza al cambiamento dei professionisti si può e si deve facilmente superare, soprattutto se esiste una concreta insoddisfazione verso la situazione attuale e se le azioni volte al cambiamento sono facilmente realizzabili e semplici. Non è così?
Antonino Salvaggio – Centro Studi CGN