Il nuovo codice dell’amministrazione digitale, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale nello scorso mese di gennaio 2018 dà il via libera al domicilio digitale per i cittadini italiani. A partire dal prossimo mese di marzo, i cittadini potranno attivare il proprio domicilio digitale. Ma cosa si intende per domicilio digitale? E come funziona?
L’articolo 3-bis del Codice di Amministrazione Digitale (CAD) sancisce che, al fine di facilitare la comunicazione tra pubbliche amministrazioni e cittadini, è facoltà di ogni cittadino indicare alla Pubblica Amministrazione un proprio indirizzo di posta elettronica certificata quale suo domicilio digitale.
Il domicilio digitale altro non è che un indirizzo elettronico certificato inserito nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e reso disponibile a tutte le pubbliche amministrazioni e ai gestori di pubblici servizi, al fine di comunicare con il cittadino esclusivamente in formato elettronico. Insomma, si tratta di un vero e proprio domicilio virtuale dove confluirà la corrispondenza tra cittadino e PA.
Il domicilio digitale consente alla Pubblica Amministrazione di comunicare con i cittadini direttamente, in tempo reale e senza intermediari, attraverso l’uso di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) che deve essere preventivamente comunicato all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente.
Come si attiva il domicilio digitale?
Per attivare il domicilio digitale, il cittadino interessato deve essere quindi in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) o di un qualsiasi altro servizio elettronico di recapito certificato equivalente alla PEC in regola con le norme attuali.
L’indirizzo di posta elettronica certificato deve poi essere inserito nell’indice nazionale delle persone fisiche e degli altri enti di diritto privato tenuto dall’Agenzia per l’Italia Digitale che attiverà il domicilio digitale per il cittadino che ne ha fatto richiesta.
Quali sono i riflessi e le conseguenze dell’attivazione del domicilio digitale?
Una volta attivato il domicilio digitale, il cittadino potrà così ricevere tutte le comunicazioni e le notifiche di atti, cartelle esattoriali, multe stradali, documenti e corrispondenza dalla Pubblica Amministrazione, direttamente nella propria PEC.
Niente più lettere cartacee lasciate nella buca delle lettere per i cittadini e niente più viaggi alle poste per il ritiro degli atti notificati. I cittadini potranno così gestire on line tutta la loro corrispondenza da e verso la Pubblica Amministrazione (soprattutto quella avente valore legale).
Il domicilio digitale è obbligatorio per tutti?
In questa prima fase, il cambiamento non sarà brusco e avverrà su base volontaria. In buona sostanza, i singoli cittadini, una volta che si convincono della bontà e dell’utilità del servizio, possono decidere di iscriversi al registro dei domicili digitali.
Successivamente, un apposito decreto ministeriale potrà stabilire l’obbligatorietà per tutti i cittadini fissando una data a partire dalla quale tutte le comunicazioni tra Pubblica Amministrazione e cittadini potranno avvenire esclusivamente on line. A quel punto, sarà obbligatorio per tutti dotarsi di una PEC e fissare il proprio domicilio digitale.
Allo stato attuale, le imprese e i professionisti dispongono già di un domicilio digitale, ma il codice dell’amministrazione digitale appena riformato punta a includere nel progetto anche i cittadini, che ancora ricevono comunicazioni legali solo tramite raccomandata cartacea all’indirizzo di residenza.
L’obiettivo è quello di migliorare la fruizione dei servizi pubblici on line, promuovere integrazione e interoperabilità tra i servizi pubblici erogati dalla Pubblica Amministrazione, rafforzare i concetti di identità digitale e di domicilio digitale, velocizzare le consegne e ridurre le spese postali della PA.
Antonino Salvaggio – Centro Studi CGN