Il Comitato di sicurezza finanziaria (CSF) ha pubblicato l’aggiornamento dell’analisi nazionale sui rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo la cui prima edizione risale al 2014. Vediamo quali sono le evidenze emerse dall’analisi e quali sono le vulnerabilità residue.
L’analisi, i cui dati si riferiscono al periodo 2014-2018, si pone l’obiettivo di valutare:
- il livello di rischio riciclaggio e di finanziamento del terrorismo in Italia, attraverso l’individuazione delle minacce e delle criticità presenti nel sistema economico-sociale nazionale;
- l’efficacia del regime antiriciclaggio e di contrasto del finanziamento del terrorismo nelle diverse fasi (preventiva, investigativa e repressiva) che riduce i rischi individuati.
Da un punto vista generale, dall’analisi emerge che in Italia la valutazione del rischio riciclaggio è “molto significativa”, ovvero il massimo del rischio della scala di valori adottata per l’analisi per alcuni fenomeni di fondo presenti nel paese. Per quanto riguarda invece il finanziamento del terrorismo (sia di matrice nazionale che internazionale), il rischio è ritenuto “abbastanza significativo” (scala di valore 3 su 4). Alla base di tale valutazione, in particolare, si ritrovano i fattori di contesto che permeano il sistema economico: l’uso ancora molto diffuso del contante e il ruolo della cosiddetta economia non osservata (sommerso economico e attività illegali).
In relazione all’economia non osservata, l’analisi ha rilevato che questa valeva, nel 2016, circa 210 miliardi di euro, pari al 12,4 % del PIL. Il valore aggiunto generato dall’economia sommersa ammonta a poco meno di 192 miliardi di euro, quello connesso alle attività illegali (droga, prostituzione e contrabbando di sigarette, incluso l’indotto) a circa 18 miliardi.
L’uso del contante si conferma ancora generalizzato e continua a presentare un fattore contestuale di rischio per il riciclaggio e l’evasione fiscale. Pertanto, in relazione al riciclaggio, tali criticità ampliano la minaccia che proventi di reato, ancorché in misura non specificamente definita, siano reinseriti nel circuito economico-finanziario domestico.
L’uso eccessivo del contante viene considerato un fattore di rischio per il settore privato e l’analisi in commento ha elaborato una mappatura territoriale con evidenza dei livelli di rischio alto, medio-alto, medio e basso. Le province contraddistinte dal livello di rischio ‘relativo’ più elevato (‘alto’) sono concentrate nelle regioni centro-settentrionali del Paese; la categoria di rischio immediatamente inferiore (‘medio-alto’) include, pressoché nella stessa misura, alcune province centro-meridionali e del settentrione (collocate principalmente nel Nord-Est e nelle aree di confine).
Ecco la mappa integrale del rischio in ragione delle anomalie riscontrate secondo il modello di indagine adottato.
Si evidenzia che l’analisi del rischio è un documento di fondamentale importanza per i professionisti che dovranno elaborare l’autovalutazione del rischio connesso all’attività professionale secondo le regola tecnica n. 1 elaborata dal CNDCEC.
Nicolò Cipriani – Centro Studi CGN