Innovazione, digitalizzazione, l’ingresso di imprenditori nei settori professionali (come da anni sta già accadendo all’estero), l’incremento del numero degli iscritti (più 10% nell’ultimo decennio) e la conseguente maggior concorrenza, stanno modificano radicalmente il modo di lavorare e di organizzarsi dei professionisti.
Per le ragioni suesposte, si è assistito ad un consistente aumento delle operazioni di fusioni ed acquisizione di studi professionali. Il fenomeno caratterizzato agli inizi da operazioni “singole” e finalizzate all’aggregazione di un singolo studio, si è progressivamente evoluto, registrando una notevole crescita di progetti finalizzati all’aggregazione di più realtà.
Gli obiettivi di tali ultime operazioni sono essenzialmente due:
- aggregare masse consistenti di attività ripetitive (contabilità, cedolini, etc), al fine di gestirle secondo logiche industriali (automazione dei processi, controllo di gestione, HR, marketing e comunicazione) ed ottenere economie di scala e, quindi, maggior redditività;
- aggregare professionisti e competenze in strutture parallele (sempre più utilizzato lo strumento delle STP), al fine di fornire prestazioni ad alto contenuto intellettuale, in un’ottica di sempre maggior specializzazione.
Appare evidente che in questo processo di aggregazione (già in atto da anni nel resto del mondo occidentale) diventa determinante il processo di specializzazione dei professionisti.
I professionisti devono e dovranno prendere atto che, causa la rapida e profonda trasformazione digitale del pianeta, gran parte delle attività di elaborazione che oggi svolgono, in un futuro molto prossimo verranno gestite autonomamente dalle “macchine”. I professionisti dovranno distinguere le attività a basso contenuto intellettuale da quelle ad alto contenuto e cercare di concentrare i loro sforzi su queste ultime.
Ma quali sono i modelli aggregativi?
Il primo e il più diffuso è l’acquisizione. In questo modello uno studio, di solito più strutturato, acquisisce un altro studio target pagando un prezzo. A differenza delle normali acquisizioni, in questo caso il professionista “cedente” resta coinvolto (come socio/associato o come semplice collaboratore) all’interno del progetto, gestendo i rapporti con la clientela e/o specializzandosi in una determinata materia. Accadrà quindi che il professionista “acquisito” avrà un bacino di clientela, a cui proporre la propria specializzazione, di gran lunga superiore alla sua realtà individuale e derivante dalla sommatoria dei clienti aggregati.
Un altro modello è la c.d. fusione forte, ovvero due (o più) studi che si fondono tra di loro. In questo caso occorre prestare particolare attenzione non solo alla valutazione dei target, ma anche stabilire con certezza e chiarezza le regole di partecipazione dei relativi professionisti coinvolti nell’operazione.
Un ultimo strumento è quello dei contratti di rete, che non costituisce un soggetto giuridico autonomo rispetto ai partecipanti e che è di sicuro una soluzione capace di abbattere costi, favorire l’innovazione, la competitività e lo scambio di competenze.
Un’attenta lettura di questo articolo evidenzia la complessità di queste operazioni. Di sicuro, una corretta gestione dell’operazione M&A di studi professionali non può prescindere da professionisti specializzati e da metodi specificatamente studiati.
Goffredo Giordano – Studio Legale Tributario MpO&PARTNERS