Sono sempre di più i professionisti che decidono di investire nello sviluppo di un sito web nella speranza di acquisire maggiore visibilità online e di conseguenza nuovi clienti. Sono sempre meno, però, i professionisti che decidono di investire, tempo e denaro, nella produzione di contenuti di testo.
Content is king! diceva Bill Gates già nel lontano 1996, ed è ancora così! Bill gates aveva ragione: negli ultimi 20 anni siamo stati spettatori inconsapevoli di una rivoluzione che ha stravolto il mondo del marketing, portando i contenuti al centro di ogni strategia di marketing online.
Siamo passati dall’Outbound Marketing, ovvero messaggi promozionali inviati dalle aziende ad un pubblico più o meno definito, al fine di promuovere determinati prodotti o servizi, (conosciuto anche come interrupting marketing) all’Inbound Marketing termine che indica la capacità di un brand di avere visibilità agli occhi dei suoi potenziali clienti ogni qual volta questi ricercano prodotti e servizi di tale brand.
Bene, elemento imprescindibile di ogni attività di Inbound Marketing sono proprio i contenuti di testo.
Per avere visibilità in relazione a determinate ricerche, correlate ai servizi offerti, il professionista ha davanti a sé due possibilità, ed in entrambi i casi i contenuti rappresentano un elemento imprescindibile per il raggiungimento di questo obiettivo.
Non si può avere visibilità organica (ovvero senza investire in pubblicità a pagamento sulla rete di ricerca o sui social media) in relazione ad un determinato servizio, se non si parla di questo servizio sul proprio sito, trattando l’argomento, e le tematiche ad esso correlate, in maniera approfondita.
Per avere visibilità organica, quindi essere tra i risultati di Google per una determinata ricerca, bisogna necessariamente investire nella produzione editoriale in quanto sono proprio i contenuti di testo, i contenuti web che si posizionano meglio nelle pagine di risultati dei motori di ricerca.
Se invece si decide di optare per una strada più breve ma più onerosa, ovvero la pubblicità a pagamento sulla rete di ricerca, non bisogna fare lo sbaglio di pensare che gli annunci della nostra campagna porteranno clienti al nostro studio.
Tali annunci ci aiuteranno ad acquisire nuovi visitatori, ma è il nostro sito (in particolare la pagina di atterraggio del nostro sito, in gergo landing page) che ha l’arduo compito di convertire questi visitatori in contatti (tramite una call-to-action come ad esempio ‘Compila il form per richiedere maggiori informazioni’) e quale modo migliore per farlo se non approfondendo l’argomento di cui si parlava nel nostro annuncio, comunicando al tempo stesso la propria preparazione e professionalità?
Infine, particolare da non sottovalutare, ogni qual volta il nostro cervello trova una risposta alla nostre domande, produce dopamina, sostanza che infonde un senso di gratificazione e che ovviamente genera dipendenza, portandoci così a preferire un sito rispetto ad un altro, consentendo così al professionista di iniziare a costruire quell’indispensabile rapporto di fiducia che ci deve essere con la propria clientela.
Salvatore Maniglio – Consulente Digital & Marketing