L’emergenza sanitaria Covid-19 ha imposto grandi cambiamenti a tutte le realtà professionali e aziendali, ma come hanno reagito commercialisti e consulenti del lavoro? Che insegnamenti ci portiamo a casa da questa esperienza e cosa resterà anche al di là della fase 2?
L’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano quest’anno ha dovuto fare i conti con l’emergenza Covid-19, il ché ha significato una totale riorganizzazione in ottica streaming on line e qualche criticità in più nel raccogliere le informazioni utili alla ricerca 2019-2020 e organizzare i tavoli di lavoro face to face. Difficoltà del tutto comprensibili e gestite egregiamente, tant’è che l’appuntamento di giovedì 14 maggio ha dato le prime interessanti evidenze della ricerca 2019-2020 e a settembre è in programma la seconda parte.
Il focus di questa prima parte dell’Osservatorio era smart working e knowledge management, niente di più attuale in questo momento di emergenza sanitaria e lock down: lo smart working lo abbiamo vissuto tutti in prima persona e l’imposizione ci ha permesso di apprezzarne a pieno i benefici; altrettanto cruciale e strettamente connesso è il tema della gestione della conoscenza, su cui però gli studi professionali riconoscono l’incapacità di adottare strumenti efficaci, strutturati e pianificati.
“Ricercare l’efficienza attraverso la tecnologia non basta più. – afferma Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio – Occorrono nuovi modelli organizzativi e nuovi servizi per venire incontro a una domanda che sta cambiando e che l’emergenza sanitaria ha reso ancor più urgente, sia da parte di collaboratori e dipendenti sia da parte di clienti e aziende. Ora più che mai i temi dello smart working e del knowledge management diventano strumenti essenziali in mano agli studi professionali per dialogare al meglio con i clienti e predisporre la struttura a rispondere in qualsiasi situazione.
Come ha ben specificato Mariano Corso – Comitato Scientifico Osservatorio Innovazione Digitale – “stiamo parlando impropriamente di smart working, perché quello che stiamo testando in questi giorni di lock down è home working (lavoro da casa). Lo smart working, infatti, è un istituto giuridico definito come tipologia di lavoro accordata tra le parti e basata su obiettivi condivisi. Certo è che la situazione, seppur imposta, ci ha permesso di imparare moltissimo sullo smart working e relative tecnologie abilitanti, nonché di toccare con mano i benefici che ne derivano”. Non mancano le testimonianze di commercialisti e consulenti del lavoro che stanno già ripensando gli spazi di lavoro o eliminando costi superflui, sostituendo trasferte e incontri presso aziende clienti con video conferenze o altre soluzioni a distanza.
Tanto abbiamo testato e imparato sullo smart (home) working, tanto abbiamo intuito a proposito del knowledge management e su questo secondo tema si concentreranno gli studi più evoluti nei prossimi mesi.
Come spesso accade, la crisi inaspettata ha creato nuove opportunità e gettato le basi per nuovi modelli organizzativi per cui non ci sarà un ritorno alla normalità. Il Covid-19 ha accelerato cambiamenti già in atto e chi ha iniziato a riorganizzarsi interpretando il cambiamento godrà dei maggiori benefici, chi invece ha vissuto l’emergenza aspettando il ritorno alla normalità si troverà in grande difficoltà.
Per chi non avesse ancora dato il proprio contributo alla ricerca, c’è tempo ancora fino a fine luglio per rispondere al sondaggio: i contributi verranno rielaborati e condivisi in occasione del prossimo appuntamento del 25 settembre. Durante il convegno, oltre ai risultati conclusivi dell’Osservatorio verrà data anche evidenza di un’analisi comparativa tra il nostro sistema professionale e quello spagnolo e francese. Insomma, un appuntamento da non perdere e, nel frattempo, buon smart working a tutti!
Marilena Antonini – Centro Studi CGN