Al di là dell’emergenza sanitaria in corso, probabilmente il periodo storico in cui viviamo verrà in futuro ricordato per lo sprint nella “corsa alla digitalizzazione” effettuato dalle nostre istituzioni e reso ancora più impellente dalla finalità di evitare spostamenti e contatti tra persone. Tale accelerazione è sicuramente opportuna, sia a livello di principio sia per colmare il gap digitale del nostro paese, visto che è sufficiente un “click day” per mandare i sistemi in tilt (vedi “bonus bici”).
Questa corsa è quindi sicuramente da incoraggiare e promuovere, anche se si incappa in errori o scivoloni come quello accorso in tema di pagamenti digitali, ed in particolare per la piattaforma PagoPA, ove di recente l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) è intervenuta per una tirata d’orecchie al Governo e all’Anci e per fare chiarezza su uno strumento sicuramente utile ma non unico.
In fin dei conti tutto nasce da un equivoco dovuto per lo più ad un “marasma normativo” fumoso se non addirittura contradditorio; non a caso:
- il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) prevede a livello di principio un obbligo generalizzato di utilizzo esclusivo della piattaforma PagoPA;
- ma al contempo le relative Linee Guida precisano che è possibile affiancare a PagoPA anche altri metodi di pagamento (ad esempio la domiciliazione bancaria, cd. SDD);
- e di più, il recente Decreto Rilancio prevede che gli enti territoriali possono addirittura “premiare” i cittadini che si avvalgano per i pagamenti della domiciliazione bancaria, applicando una riduzione fino al 20% dell’aliquota;
- per non parlare delle numerose proroghe che alla fine hanno fatto slittare l’obbligo di adesione per le PA al sistema PagoPA al 28 febbraio 2021 (stessa data in cui tra l’altro avverrà il noto switch-off dell’Inps a favore di Spid, CIE e CNS).
A seguito di tale confusione, alcune PA territoriali, anche importanti dal punto di vista demografico, hanno previsto la possibilità di effettuare i pagamenti relativi ai tributi locali (nella specie TARI) solo ed esclusivamente tramite l’App PagoPA.
L’Antitrust pertanto è intervenuta e ha richiamato all’ordine le PA, in quanto tali soggetti devono consentire ai cittadini di continuare a utilizzare anche i metodi di pagamento non ancora integrati su pagoPA, tra cui la domiciliazione bancaria (SDD) e il modello F24, esattamente come già precisato nelle “Linee guida per l’effettuazione dei pagamenti elettronici a favore delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di pubblici” dell’Agid e nelle Faq di PagoPA.
In estrema sintesi, l’intervento dell’Antitrust spazza via ogni dubbio in merito ad un eventuale monopolio di PagoPA a favore di una “libera concorrenza” nel pieno rispetto dei principi europei propri della PSD2, fonte normativa cardine in tema di pagamenti digitali.
Roberto De Bellis – Centro Studi CGN