I dati pubblicati ogni giorno dal Ministero della Salute confermano il preoccupante trend in costante aumento del numero di nuovi casi di Covid-19. Questa situazione ha portato all’emanazione di un nuovo D.P.C.M. (3 novembre 2020) con l’introduzione di nuove misure restrittive e la forte raccomandazione dell’utilizzo della modalità di lavoro agile (smart working) da parte di pubblica amministrazione e datori di lavoro privati. Ma cosa comporta questo per aziende e professionisti?
Pubbliche Amministrazioni, datori di lavoro privati e liberi professionisti sono chiamati ad adottare forme di lavoro agile per garantire la sicurezza dei lavoratori. E così, per una buona fetta di lavoratori italiani torna lo smart working.
Le pubbliche amministrazioni, con uno o più decreti del Ministro della Pubblica Amministrazione, dovranno assicurare percentuali più elevate possibili di lavoro agile. I dirigenti e i funzionari della Pubblica Amministrazione potranno organizzare il proprio ufficio assicurando lo svolgimento dello smartworking nella percentuale più elevata possibile in base alle varie attività che possono essere svolte secondo tale modalità.
I datori di lavoro privati, generalmente piccole e medie imprese, hanno sperimentato il lavoro in smart working, per la prima volta nel mese di marzo da quando è iniziata questa emergenza. Non tutti ne sono rimasti entusiasti, convinti di volere a tutti i costi tenere sotto controllo i propri dipendenti anziché adottare adeguati strumenti di monitoraggio delle attività svolte in azienda. Altri invece, nell’ottica di migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro, hanno abbracciato favorevolmente (e mantenuto durante questi mesi) la modalità di lavoro agile.
Anche i liberi professionisti sono “costretti” a innalzare il livello di sicurezza svolgendo la propria attività in modalità smart working. Per fortuna, grazie ai numerosi software gestionali che lavorano in cloud, le attività dei liberi professionisti risentono meno di questa nuova modalità di lavoro agile. Lo smart working può essere più problematico solo per quei professionisti con più anni di anzianità ancorati ad un modello di attività tradizionale o poco avvezzi all’uso della tecnologia.
Lo smart working permette a dipendenti, collaboratori e professionisti di continuare a svolgere la propria attività in totale sicurezza durante l’emergenza epidemiologica da Covid-19, ma è opportuno riscrivere o rivedere concetti come appartenenza, produttività e professionalità.
Appartenenza. Il concetto di lavoro oggi non è e non può essere sinonimo di luogo. Occorre invece tenere alta la condivisione dei valori e gli obiettivi aziendali tra dipendenti e collaboratori dando loro maggiore autonomia, flessibilità e fiducia. Lavorando su queste qualità è possibile trasformare i dipendenti in professionisti responsabili. Il rischio per dipendenti/collaboratori in smart working è il senso di solitudine e la percezione di un senso di isolamento dai colleghi e le distrazioni esterne tipiche dell’ambiente familiare (tv accesa, altri membri della famiglia, etc…).
Produttività. Il fatto di non andare in ufficio, non deve abbassare i livelli di performance professionali e/o creare problemi di efficienza. È opportuno assegnare ad ogni collaboratore uno o più obiettivi da raggiungere e imparare a lavorare per progetti introducendo strumenti per la condivisione e la pianificazione aziendale. Per manager e capi di azienda, è richiesto un maggiore utilizzo delle proprie capacità di delega, di adeguati strumenti per il monitoraggio delle attività svolte e una buona capacità di motivare le persone. L’abilità di gestire in modo intelligente il tempo e lo spazio a propria disposizione può fare la differenza in termini di aumento della produttività.
Professionalità. Il metodo di lavoro cambia ma non per questo a risentirne dovrebbe essere la professionalità. Dipendenti, collaboratori e professionisti sono chiamati ad attrezzarsi con strumenti tecnologici adeguati per garantire buone performance in termini di produttività (niente pc lenti) e comunicazione (collegamenti stabili in conference, pc dotati di webcam e microfoni, adeguati strumenti di instant messaging, etc) mantenendo alta l’immagine aziendale.
Antonino Salvaggio – Centro Studi CGN
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