Legge di bilancio 2021: bonus mamme single con figli disabili

Con la Legge di Bilancio 2021 (Legge n°178 del 31 dicembre 2020, comma 365), il legislatore ha voluto introdurre uno strumento di sostegno economico in favore delle mamme single con figli disabili. Trattasi di un bonus, il cui importo può arrivare fino ad un massimo 500 euro mensili, riconosciuto per un periodo di 3 anni a partire dall’anno in corso. Chiariamo come beneficiare del bonus.

La legge di Bilancio ha stanziato per ciascuna annualità la somma di 5 milioni di euro, che costituirà limite massimo di spesa.

Quali sono i requisiti richiesti per accedere al bonus?

Per poter fruire del bonus in esame, le mamme single dovranno essere cumulativamente in possesso dei seguenti requisiti:

  1. disoccupate o monoreddito;
  2. appartenenti a nuclei familiari monoparentali;
  3. con figlio/i a carico aventi una disabilità riconosciuta non inferiore al 60%.

Sono quindi destinatarie di questa misura, le famiglie composte da un unico genitore (nella fattispecie, la madre) ed il figlio disabile.

Il successivo comma 366 demanda ad un successivo Decreto attuativo, che dovrà essere adottato dal Ministero del Lavoro di concerto con il MEF, la definizione dei criteri per l’individuazione dei destinatari effettivi, nonché le modalità di presentazione delle domande di contributo e di erogazione dello stesso anche al fine del rispetto del limite di spesa di cui al comma 365.

Si ricorda che il sopracitato Decreto attuativo dovrà essere emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della Legge di Bilancio 2021.

Le questioni irrisolte

Nell’attesa del Decreto, non ci si può esimere dall’evidenziare alcuni “vuoti” di carattere normativo ed informativo, ai quali vanno ad aggiungersi alcune palesi incongruenze.

In primo luogo, non si riesce a comprendere la ragione per la quale la norma in esame abbia voluto circoscrivere il vantaggio fiscale solo alle madri single, escludendo sia padri single, che fratelli o sorelle, quali componenti di nuclei familiari orfanili. Questa esclusione non è certo di poco conto, visto il dibattito che da tempo si è sviluppato in questo Paese attorno alla c.d. “parità di genere”.

Inoltre, il legislatore ha indicato l’importo di 500 euro quale tetto massimo del bonus, senza alcuna specifica in merito ai limiti reddituali e/o scaglioni reddituali.

Nell’ipotesi in cui, il Decreto attuativo non prevedesse un reddito massimo per poter beneficiare del bonus, diverrebbe legittimo chiedersi se gli scaglioni varieranno in base alla dichiarazione ISEE presentata dal contribuente. Inoltre, rimane da chiarire se tale “bonus” possa essere o meno cumulabile con altre forme di sostegno al reddito, quali il reddito di cittadinanza o di emergenza.

Suscita più di una perplessità, la circostanza che nella Legge di Bilancio 2021, siano stati stanziati 5 milioni di euro come copertura finanziaria per ciascuno degli anni interessati dalla misura (2021, 2022 e 2023). Il timore che tale dotazione sia insufficiente rispetto alla potenziale platea di aventi diritto alla agevolazione è tutt’altro che infondato, previo chiarimento da parte dei Ministeri competenti.

Rimane peraltro da analizzare il requisito della percentuale di disabilità del 60% che deve essere riconosciuta al figlio per ottenere il bonus in oggetto. Appare di tutta evidenza, che il legislatore non abbia considerato che per quanto riguarda i minori, nel verbale redatto dalla commissione medica competente, l’handicap non viene espresso in percentuale, fatta eccezione per i minori di età superiore di 15 anni.

Va doverosamente precisato che, per questi ultimi, la percentuale viene indicata nel verbale al solo fine della conseguente iscrizione nelle liste di collocamento riservate alle categorie protette, se superano il 45% d’invalidità.

Questa vistosa incongruenza induce a chiedersi come faccia la madre single a capire se sia o meno in possesso di un requisito essenziale per l’accesso al bonus.

Si confida nel fatto che il Decreto attuativo di prossima emanazione possa sgomberare il campo da questi dubbi interpretativi, anche al fine di scongiurare disparità di trattamento economico tra madri single di disabili minorenni e maggiorenni.

Enrico Cusin – Centro Studi CGN