Con l’approvazione, in data 5 ottobre 2021, della Legge Delega per la riforma fiscale, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a un grande piano di riorganizzazione e rideterminazione del sistema fiscale italiano. Tra i vari punti che sono menzionati è presente anche quello, da anni dibattuto, relativo alla riforma del catasto.
Il Catasto: cos’è?
Parlare generalmente di catasto non sarebbe esatto. Il termine corretto da utilizzare sarebbe infatti, a seconda delle casistiche, “Catasto Edilizio Urbano” o “Catasto dei Terreni” e identifica un archivio contenente i dati relativi tutti i beni immobili, sia pubblici che privati, presenti nel territorio.
La riforma
L’intento del Governo, stando alla Legge Delega e alle dichiarazioni rilasciate, sarebbe duplice:
- da una parte una funzione ricognitiva atta ad aggiornare le mappe catastali procedendo ad effettuare un nuovo censimento degli immobili presenti sul territorio nazionale in modo da scovare gli abusi edilizi in essere, gli immobili non censiti, registrare i cambi di destinazione d’uso e i terreni divenuti edificabili ma ancora censiti come agricoli;
- dall’altra una funzione di revisione con la quale adeguare le rendite catastali ora utilizzate ai valori di mercato. L’idea del Consiglio dei Ministri è quella di optare per un sistema che si avvicina molto a quello del “prezzo valore” già in uso nei casi di compravendita esente IVA. Accanto quindi alla rendita, la quale subirà un’attualizzazione e aggiornamento, potrebbe quindi essere attribuito anche un valore patrimoniale. L’importanza di tale innovazione sta proprio nel fatto che quest’ultimo indicatore sarà profondamente collegato ai valori espressi dal mercato.
Nessuna fretta però. La Legge Delega stabilisce infatti che il nuovo sistema catastale sarà reso disponibile solo dal 1° gennaio 2026.
Delle particolari agevolazioni verranno inoltre riconosciute nel caso di “unità immobiliari di interesse storico o artistico”. Questa particolare tipologia di immobili, essendo caratterizzata da oneri di manutenzione più gravosi e dispendiosi rispetto alle abitazioni comuni, potrà beneficiare di una riduzione sia del valore patrimoniale che delle rendite catastali.
I dubbi
Alcuni componenti del Governo e molti cittadini si sono sin da subito detti dubbiosi, se non proprio contrari, alla Riforma sul catasto per un semplice motivo: la paura di un aumento delle imposte sugli immobili. Alcuni hanno persino ritenuto che la nuova normativa andrà a nascondere una vera e propria patrimoniale. Ma quanto sono fondati questi dubbi?
C’è da dire che l’art. 7 comma 2 let. d) della Legge Delega stabilisce che è necessario “prevedere che le informazioni rilevate secondo i principi di cui al presente comma non siano utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali”. Sulla carta quindi nessuna intenzione di aumentare le imposte.
È vero però che la rivalutazione delle rendite ai valori di mercato andrebbe a influire non poco nel calcolo delle imposte che proprio su questi elementi si basano. Non sarebbero coinvolte però solo tasse come IMU, IRPEF e imposte di registro; anche indicatori come l’ISEE potrebbero subire delle variazioni.
Una riforma necessaria e attesa da anni (l’ultima risale infatti al 1989) sulla quale si concentrerà molto l’attenzione dei contribuenti, ai quali non rimane che sperare che le nuove disposizioni non comportino maggiori prelievi.
Chiara Leschiutta – Centro Studi CGN