In G.U. n. 31 del 7 febbraio 2022 è stato pubblicato il DM 23 dicembre 2021 n. 1324, a cura del il MIUR, che ha determinato i nuovi massimali detraibili ai fini IRPEF delle spese per l’istruzione universitaria per l’anno 2021, in relazione alle spese per la frequenza di corsi di istruzione universitaria non statale in ossequio alle disposizioni contenute all’art. 15 comma 1 lett. e) del TUIR.
La finalità del DM in commento è di individuare l’importo massimo detraibile delle spese per la frequenza di Università non statali in relazione al periodo d’imposta 2021, in modo da tenerne conto in occasione della presentazione dei modelli 730/2022 e REDDITI 2022 PF. Lo schema di riferimento è lo stesso degli anni precedenti in quanto il DM, in relazione all’importo massimo detraibile delle spese relative alle tasse e ai contributi di iscrizione per la frequenza dei corsi di laurea, laurea magistrale e laurea magistrale a ciclo unico delle Università non statali, individua le aree disciplinari afferenti le diverse discipline in base alle ubicazioni territoriali delle sedi dei corsi di studio.
Nel seguente prospetto vengono comparati gli importi massimi di riferimento in relazione alle aree disciplinari di riferimento, alla sede territoriale del corso di studio e all’ultimo anno di riferimento unitamente all’aggiornamento entrato in vigore.
L’aggiornamento tiene conto degli importi medi delle tasse e dei contributi dovuti presso le università statali. Da una prima analisi, si evince la persistenza delle differenze degli importi detraibili tra le regioni del nord e quelle del sud (per esempio, il differenziale tra gli importi dell’area medica passa da euro 900 a euro 1.000 mentre in quella sanitaria passa da euro 1.000 a euro 1.200; nell’area umanistica la differenza si riduce di euro 100,00 e si conferma, invece, nell’area scientifico tecnologico).
Per i master di primo e secondo livello, i corsi di dottorato e di specializzazione tenuti presso università private e i corsi di perfezionamento, l’importo massimo detraibile è pari ai valori indicati nella presente tabella così come risulta aggiornata dal DM in commento, in comparazione con l’anno precedente.
Nel limite di spesa individuato dal decreto del MIUR è compresa anche l’imposta di bollo, mentre agli importi indicati nella tabella devono essere aggiunti quelli relativi alla tassa regionale per il diritto allo studio universitario.
Si ricorda che per i master privati di I e II livello, a partire dal 2015, non è più necessario il confronto con corsi analoghi tenuti presso università pubbliche, ma è richiesta solo la verifica che i master siano attivati da istituti universitari.
Dall’anno d’imposta 2020 la detrazione in oggetto varia in base all’importo del reddito complessivo. In particolare, essa spetta per intero ai titolari di reddito complessivo fino a 120.000 euro, mentre, in caso di reddito superiore, il credito decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di un reddito complessivo pari a 240.000 euro. Per la verifica del limite reddituale si tiene conto anche dei redditi assoggettati a cedolare secca. Le spese per la frequenza di corsi universitari e master sono detraibili dall’Irpef in misura pari al 19% dell’importo con obbligo di pagamento con modalità tracciabile.
Nicolò Cipriani – Centro Studi CGN