La sostenibilità è oggi una variabile strategica per la gestione della supply chain (catena di fornitura) di molte aziende. I recenti interventi normativi sono sempre più rivolti ad introdurre strumenti e procedure per il governo dei fattori di rischio di sostenibilità per la supply chain, con l’obiettivo di identificare e mitigare il rischio di sostenibilità.
Le direzioni normative in Europa
L’Unione Europea sta già muovendo grandi passi per la definizione di una Direttiva organica denominata Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), che imporrà alle imprese di dotarsi di adeguati strumenti per identificare, monitorare e valutare i fattori di rischio ambientale e sociale (compreso il grande tema dei diritti umani) riconducibili alle attività ricomprese nella supply chain. Altri governi nazionali come Francia, Germania e Olanda hanno già introdotto la responsabilità civile per i danni cagionati in assenza di un adeguato sistema di misurazione e prevenzione del rischio di sostenibilità nella supply chain.
Un’ulteriore spinta normativa arriva dalla Direttiva CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’UE il 16 dicembre 2022, che chiederà alla imprese di “grande” dimensione di includere nella rendicontazione di sostenibilità “una descrizione dei principali impatti negativi, effettivi o potenziali, legati alle attività dell’impresa e alla sua catena del valore, compresi i suoi prodotti e servizi, i suoi rapporti commerciali e la sua catena di fornitura”.
Nella prassi molte imprese hanno già adottato alcuni strumenti per allineare tutta la catena di fornitura ai propri obiettivi strategici, in particolare i Codici di Fornitura/Condotta e i sistemi di misurazione delle performance ESG dei fornitori.
Queste iniziative partono dal presupposto che un’azienda è sostenibile solo se tutti i fattori produttivi che acquista attraverso gli scambi con i fornitori rispettano i fondamentali requisiti di sostenibilità (es. materie prime, materiali di consumo, luce, acqua e gas, altri servizi).
Per presidiare in termini ancora più specifici la sostenibilità della catena di fornitura, alcune imprese hanno implementato dei modelli di pianificazione e controllo delle performance ESG dei fornitori (talvolta anche con l’ausilio di alcune piattaforme di società terze), utilizzando i questionari come strumento per la raccolta delle informazioni utili ad alimentare il processo di misurazione.
Le politiche aziendali delle PMI sostenibili
Dunque, come possono le PMI sfruttare questo cambiamento radicale?
Partiamo da una riflessione introduttiva sulle aziende. Oggi essere credibili, puntuali, solide dal punto di vista economico-finanziario ed eccellenti in termini qualitativi non basta più. Le pressioni competitive richiedono infatti di integrare nella propria attività anche un’importante presidio della sostenibilità.
Le imprese che hanno già integrato la dimensione della sostenibilità all’interno della strategia aziendale seguono un iter piuttosto simile. Per prima cosa partono da un intento e da un insieme di azioni che è culturale, attraverso la diffusione dei principi e dei valori della sostenibilità lungo tutta la catena di fornitura.
In seguito introducono degli strumenti per la pianificazione e il controllo tesi all’assegnazione di un Rating/Giudizio ESG, generalmente integrato all’interno del Vendor Rating.
Questo ulteriore passaggio richiede la definizione di un modello di misurazione della sostenibilità, finalizzato alla rilevazione e all’analisi di alcune dimensioni critiche e alla verifica di coerenza con la strategia sostenibile dell’impresa (ad esempio la presenza di certificazioni ambientali o sociali, il livello delle emissioni di gas inquinanti ad effetto serra, la produzione e gestione dei rifiuti, l’utilizzo delle risorse idriche, la gender diversity, l’impegno in termini di formazione, la presenza di policy e modelli di rendicontazione della sostenibilità)
L’impatto della sostenibilità nella catena di fornitura
Per alimentare il modello di misurazione degli impatti di sostenibilità dei fornitori, queste aziende raccolgono i dati e le informazioni necessarie mediante l’utilizzo di questionari, talvolta somministrati attraverso il supporto di piattaforme digitali di società terze, compilati direttamente dal fornitore.
L’effetto che si intende generare è quello di classificare i fornitori secondo alcune dimensioni del rischio e della performance di sostenibilità. Per due ragioni fondamentali:
- rendere credibili i risultati di sostenibilità raggiunti dall’impresa, dal momento che la maggior parte degli impatti di sostenibilità di un’impresa arriva dalla catena del valore e, in particolare, dalla catena di fornitura;
- poter garantire la sostenibilità dei beni o servizi prodotti, dal momento che solo se tutti i fattori produttivi sono sostenibili – sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista sociale – è possibile giungere alla conclusione che anche il bene o servizio può essere collocato sul mercato come sostenibile, senza incorrere in incidenti reputazionali per l’impresa.
Scelte strategiche ESG: il ruolo cruciale delle PMI
Nel tempo, l’impresa fornitrice che decide di non rimanere al passo nel cammino della sostenibilità tracciato dall’impresa cliente rischia di rinunciare alla sua posizione di fornitore strategico o privilegiato. E questo a beneficio di altri player, che dimostrano un maggior impegno sulle tematiche della sostenibilità.
Per non rimanere tagliata fuori, è necessario che ogni impresa soprattutto se di piccole dimensioni:
- definisca una strategia di sostenibilità di medio-lungo termine, che garantisca la definizione di un percorso teso al miglioramento continuo della performance ESG;
- sviluppi un sistema integrato di misurazione della performance e dei rischi ESG di tutta la catena del valore, adottando strumenti che permettano di presidiare e anticipare gli eventi rischiosi derivanti dall’esercizio delle attività dell’impresa.
In questo momento, nell’ambito della sostenibilità, le PMI giocano un ruolo fondamentale. Se le imprese saranno in grado di anticipare il cambiamento potranno sfruttare le opportunità che arrivano dal mercato e coglierle nella logica della creazione del valore. Diversamente, saranno costrette ad inseguire altri attori economici che diventeranno i soggetti di riferimento per le imprese di media e grande dimensione e per il consumatore.
Giulio Corazza – Ricercatore di Economia Aziendale, Università degli Studi di Udine