Aggiornata la lista dei paesi blacklist

Nell’ultima revisione periodica dei paesi inseriti nella black list dell’Unione Europea, è stata aggiornata la lista dei paesi meno collaborativi ai fini fiscali, ai fini del cosiddetto regime dei costi black list di cui all’articolo 110 comma da 9-bis a 9-quinquies del Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Cosa è cambiato con l’aggiornamento?

In questo aggiornamento periodico, il Consiglio dell’Unione Europea ha aggiunto tre giurisdizioni all’elenco: Antigua e Barbuda, Belize e Seychelles. Il motivo? Tutte e tre le giurisdizioni di questi paesi sono risultate carenti per quanto riguarda lo scambio di informazioni fiscali su richiesta.

Sono state invece cancellate dall’elenco le Isole Vergini Britanniche, la Costa Rica e le Isole Marshall. Le Isole Vergini britanniche sono state cancellate perché hanno modificato il proprio quadro relativo allo scambio di informazioni su richiesta, la Costa Rica è stata cancellata dall’elenco perché ha modificato gli aspetti dannosi del suo regime di esenzione da tassazione dei redditi di fonte estera e le Isole Marshall sono state cancellate dall’elenco in quanto hanno compiuto progressi significativi nell’applicazione dei requisiti in materia di sostanza economica.

Dopo questi aggiornamenti, la lista dei paesi comprende le seguenti 16 giurisdizioni: Samoa americane, Antigua e Barbuda, Anguilla, Bahamas, Belize, Figi, Guam, Palau, Panama, Russia, Samoa, Seychelles, Trinidad e Tobago, Isole Turks e Caicos, Isole Vergini degli Stati Uniti, Vanuatu.

Oltre alla lista delle giurisdizioni non cooperative ai fini fiscali, è stato anche approvato il documento sullo stato di avanzamento che riflette la cooperazione in corso dell’Unione Europea con i suoi partner internazionali e gli impegni presi di tali paesi a riformare la loro legislazione per conformarsi alle norme concordate in materia di governance fiscale.

I paesi rimossi dal documento sullo stato di avanzamento sono quattro e sono: la Giordania, il Qatar, il Montserrat e la Thailandia, in quanto hanno rispettato tutti gli impegni in sospeso relativi ai loro regimi fiscali dannosi.

Ricordiamo che la lista UE degli Stati non cooperativi ai fini fiscali comprende i paesi che non hanno partecipato a un dialogo costruttivo con l’Unione Europea in materia di governance fiscale e/o che non hanno rispettato gli impegni volti ad attuare le riforme necessarie.

In linea generale, la lista dei paesi blacklist (definiti comunemente con il termine “paradisi fiscali”) è stata predisposta sulla base di alcuni criteri principali: trasparenza fiscale, tassazione equilibrata e applicazione delle norme dell’OCSE sul trasferimento dei profitti da un paese all’altro.

Lo strumento della blacklist è utilizzato dall’UE per rilevare i rischi di abuso fiscale e concorrenza fiscale dannosa a livello internazionale associata ai diversi Stati. Grazie a questo meccanismo, l’Unione Europea ha avuto la possibilità di avviare un dialogo costruttivo con le diverse giurisdizioni estere al fine di concordare le misure idonee a rendere queste ultime compatibili con gli standard di trasparenza fiscale e di concorrenza fiscale non dannosa dell’Unione Europea.

Il processo è stato avviato nel 2016 dal gruppo del Consiglio responsabile dell’attuazione di un codice di condotta UE in materia di tassazione delle imprese e che ha portato alla pubblicazione della prima lista UE dei Paesi non cooperativi a dicembre 2017.

I lavori di aggiornamento della lista fanno parte di un processo dinamico che prevede l’aggiornamento della lista due volte all’anno. La prossima revisione della lista dei paesi blacklist è prevista nel mese di febbraio 2024.

Antonino Salvaggio – Centro Studi CGN

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