Cosa intende il fisco per cripto-attività?

I termini “cripto-attività” e “criptovaluta” vengono spesso usati erroneamente come se fossero intercambiabili. Tuttavia, una comprensione più approfondita rivela che esistono differenze tra questi due concetti, sia a livello di definizione che di applicazione pratica. In vista dei prossimi adempimenti dichiarativi, nell’articolo di oggi proviamo ad esplorare queste differenze in modo da chiarire come ciascuna di queste entità funzioni nel vasto e complesso panorama delle tecnologie blockchain.

Come noto, la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di Bilancio 2023) ha incluso le cripto-attività nell’ambito impositivo sui redditi delle persone fisiche. Nel farlo, ha dato una definizione del termine cripto-attività, introducendo la nuova lettera c-sexies all’articolo 67, comma 1 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi.

In particolare, secondo la richiamata norma, per cripto-attività si intende una rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga.

Le cripto-attività sono dunque la rappresentazione digitale di valori o di diritti. Le cripto-attività esistono solo virtualmente e non hanno fisicità. La definizione di cripto-attività data dalla nuova norma comprende sia i token fungibili sia quelli non fungibili (NFT), fra i quali quelli che rappresentano diritti su oggetti da collezione, giochi, opere d’arte, proprietà fisiche o attività finanziarie.

I token fungibili sono asset divisibili, non unici, che possono essere scambiati facilmente con asset dello stesso tipo. Sono token fungibili i currency token, i security token e gli utility token. I currency token o altrimenti detti payment token sono monete digitali utilizzate come mezzi di scambio di beni o servizi ed eventualmente anche come riserva di valore e unità di misura (bitcoin ad esempio).  I security token o investment token, sono invece rappresentativi di diritti economici e/o di diritti amministrativi. Gli utility token sono token che rappresentano diritti diversi, legati alla possibilità di utilizzare il prodotto o il servizio che l’emittente intende utilizzare.

I token non fungibili (NFT=Non fungible token) sono invece token unici e riconoscibili non scambiabili con un altro token identico. In buona sostanza, possiamo dire che sono dei certificati proprietà digitale che possono contenere un’opera digitale come un’immagine, un file MP3 o una skin per videogames sul quale si gode del diritto di proprietà.

Mentre una qualsiasi criptovaluta come Bitcoin può essere scambiata per un’altra criptovaluta in maniera imparziale, a parità di valore, un NFT non può essere scambiato per un altro NFT. Per effettuare uno scambio occorre prima vendere il proprio token non fungibile e poi, con le criptovalute ricavate, comprarne uno nuovo.

Il termine “cripto-attività” quindi, è un termine ampio e include qualsiasi bene digitale che utilizza la tecnologia blockchain come base per la sua esistenza e validazione. Questo dunque può includere non solo le criptovalute, ma anche token non fungibili (NFT) e altri asset digitali che possono avere funzioni e scopi diversi. Per esempio, alcuni di questi asset potrebbero rappresentare azioni in una società, diritti di proprietà intellettuale, o anche l’accesso a specifici servizi digitali.

Nell’ambito delle cripto-attività quindi, è possibile individuare diverse attività che, pur utilizzando la medesima tecnologia di registro distribuito, non hanno univoca natura e qualificazione giuridica.

Con il termine “criptovaluta” invece, ci si riferisce in genere alle cosiddette “valute virtuali”. Il termine criptovaluta è una “species” del più ampio termine “cripto-attività”. In buona sostanza, il termine criptovaluta rappresenta una “categoria” specifica all’interno del concetto più ampio di cripto-attività.

Le criptovalute, come ad esempio Bitcoin, Ethereum, Cardano, Solana e molte altre, rappresentano la forma più nota e diffusa di cripto-attività. Queste sono essenzialmente monete digitali o token che utilizzano la crittografia per garantire le transazioni e controllare la creazione di nuove unità. Le criptovalute sono progettate per fungere da mezzo di scambio; possiedono attributi e caratteristiche che le assimilano alle valute tradizionali, ma operano in un ambiente completamente digitale e decentralizzato.

Antonino Salvaggio – Centro Studi CGN

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