Pacchetto Omnibus e CSRD: semplificazione o incertezza normativa?

La Commissione Europea si appresta a presentare una proposta di revisione di alcuni contenuti ricompresi all’interno dei 3 principali strumenti normativi in materia di sostenibilità indirizzati al mondo delle imprese: Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) e Tassonomia UE. L’intervento di revisione si inserisce all’interno di un’iniziativa più ampia ampia nota come Pacchetto Omnibus.

Questo intervento normativo è uno degli strumenti previsti nella strategia della Bussola sulla Competitività e mira a ridurre gli oneri amministrativi per le imprese europee, con obiettivi di semplificazione del 25% per le medie imprese e del 35% per le PMI.

Tuttavia, da più parti si intravvede il rischio di una deregolamentazione giudicata eccessiva da parte di investitori e aziende, alla luce degli sforzi che le imprese hanno già destinato al soddisfacimento degli obblighi normativi. Infatti, è assodato che la normativa europea sulla sostenibilità abbia finora contribuito a garantire trasparenza, migliorando la qualità delle informazioni ESG e la fiducia degli operatori di mercato. L’eventuale ridefinizione potrebbe minare questi progressi, aumentando l’incertezza per chi si sta già adeguando agli standard attuali.

Pacchetto Omnibus: il possibile impatto sulle imprese

Il Pacchetto Omnibus è concepito per rendere più agevole il rispetto delle regole esistenti senza tuttavia stravolgere l’attuale quadro normativo. Tuttavia, l’ipotesi di rimettere in discussione direttive già adottate potrebbe rallentare la spinta verso la transizione sostenibile. Molti attori del mercato, inclusi oltre 160 investitori con assets gestiti per circa 6,6 trilioni di euro, hanno esortato la Commissione a garantire continuità regolamentare per evitare instabilità economica e strategica.

Anche il settore imprenditoriale ha manifestato preoccupazione. Alcuni colossi europei hanno chiesto di mantenere saldi gli attuali requisiti ESG e hanno sollecitato l’UE a evitare modifiche che possano compromettere la chiarezza delle norme e la competitività delle imprese.

La posizione dell’Italia e il futuro della CSRD

L’Italia ha già recepito la CSRD nel proprio ordinamento attraverso il Decreto Legislativo 125/2024, con un’implementazione graduale a partire dal 2025 e ha confermato il proprio impegno per una finanza sostenibile sostenendo la Tassonomia UE e la CSDDD.

Mantenere un quadro normativo stabile sarà cruciale per le aziende italiane ed europee, che dovranno comunque prepararsi a piani di sostenibilità solidi, indipendentemente dalle possibili evoluzioni normative. L’approvazione del Clean Industrial Deal, il piano pluriennale che punta a ridurre i costi dell’energia e a rafforzare l’uso di energie rinnovabili, per garantire maggiore sicurezza e indipendenza energetica al Continente Europeo, prevista per il 26 febbraio sarà un ulteriore banco di prova per verificare la coerenza della strategia UE in materia di competitività e transizione ecologica.

Pacchetto Omnibus: conclusioni

Semplificare le normative sulla rendicontazione di sostenibilità è un obiettivo legittimo, ma senza compromettere gli standard di trasparenza e affidabilità su cui le imprese hanno già iniziato a investire. Il Pacchetto Omnibus potrebbe rappresentare un’opportunità di ottimizzazione, ma affinché sia efficace dovrà garantire certezze e non generare ulteriori ambiguità. Le imprese devono quindi continuare a pianificare strategie ESG solide, preparandosi a un futuro regolatorio che, sebbene in evoluzione, non le esimerà da un impegno concreto sulla sostenibilità.

 

Filippo Zanin – Centro Studi CGN


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