Meno obblighi, più incentivi per chi sceglie la volontarietà. È il quadro sintetico che emerge dal Pacchetto Omnibus, presentato lo scorso 26 febbraio dalla Commissione Europea (COM 2025/80, 2025/0044 COD). Un’iniziativa strategica che punta a razionalizzare la normativa sulla sostenibilità, riducendo la burocrazia e creando nuove opportunità per le aziende che scelgono di adottare volontariamente la rendicontazione di sostenibilità. Un approccio proattivo che può generare valore, soprattutto per le PMI.
Gli impatti del Pacchetto Omnibus
Il Pacchetto Omnibus introduce modifiche a diverse Direttive:
- Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)
- Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD)
- Tassonomia UE
- Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM)
L’obiettivo principale è ridurre la complessità e l’onere burocratico per le aziende, in particolare quelle più piccole o attive in settori ad alto impatto.
Per questo, la Commissione adotterà, tramite atto delegato, uno standard di rendicontazione volontaria basato sullo standard per le PMI (VSME) sviluppato da EFRAG. Questo fungerà da scudo (value chain cap), limitando le informazioni che aziende e banche soggette alla CSRD possono richiedere ai fornitori con meno di 1.000 dipendenti.
Pacchetto Omnibus: modifiche all’ambito di applicazione e revisione dei principi
Una delle semplificazioni più rilevanti riguarda la soglia di applicazione della CSRD, che sarà alzata a 1.000 dipendenti. Di conseguenza, circa 40.000 aziende – l’80% delle 50.000 inizialmente previste – saranno escluse dagli obblighi di rendicontazione.
Inoltre, la Commissione rivedrà l’atto delegato che istituisce gli ESRS (European Sustainability Reporting Standard), con l’obiettivo di:
- ridurre il numero delle richieste;
- chiarire le disposizioni poco chiare;
- migliorare la coerenza con altri atti legislativi;
- diminuire il numero di data points.
Un altro aspetto chiave della proposta riguarda l’eliminazione del potere della Commissione di adottare standard specifici per settore, limitando così la possibilità di introdurre nuovi obblighi in futuro.
Pacchetto Omnibus: ridefinizione dell’orizzonte temporale
Il Pacchetto Omnibus prevede un rinvio di due anni dell’entrata in vigore degli obblighi di rendicontazione per le grandi imprese (che non hanno ancora iniziato ad applicare la CSRD) e per le PMI quotate.
Pur semplificando il quadro normativo, la Commissione conferma il valore della rendicontazione volontaria, tanto da voler emanare al più presto una raccomandazione sul tema, basata sullo standard VSME di EFRAG.
Le prossime settimane saranno decisive per definire i dettagli finali di queste modifiche, che rappresentano una priorità per la Commissione.
PMI di fronte a un bivio: investire nel futuro o temporeggiare?
Per le imprese, queste novità rendono ancora più strategica la scelta sulla rendicontazione ESG. Chi ritiene che, in assenza di obblighi immediati, sia meglio ignorare il tema, rischia di perdere di vista il quadro generale.
La sostenibilità è già oggi un asset determinante per:
- accedere a nuove forme di finanziamento;
- restare all’interno di filiere strategiche;
- rafforzare la propria competitività sul mercato.
Investitori, istituti di credito e partner di filiera non si limitano ai requisiti minimi di legge, ma cercano aziende solide, trasparenti e capaci di gestire i rischi futuri.
Il Pacchetto Omnibus non è un lasciapassare per chi vuole fare il minimo indispensabile, ma un test di visione strategica. Le imprese che oggi temporeggiano potrebbero ritrovarsi indietro quando le più lungimiranti avranno già consolidato il proprio vantaggio competitivo, come già raccontavamo in questo articolo.
La Commissione Europea ha lanciato un messaggio chiaro: la rendicontazione volontaria non è un’appendice inutile, ma un passo necessario per chi vuole posizionarsi come attore di valore nel mercato di domani.
Redazione Fisco7