Definito lo “Stop The Clock”: nuove opportunità nella rendicontazione di sostenibilità per le imprese

Lo scorso 26 febbraio la Commissione Europea ha presentato un ambizioso “Pacchetto Omnibus” per semplificare la legislazione dell’UE in materia di sostenibilità. Questa iniziativa rientra in una più ampia strategia volta a ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, stimolare la competitività e favorire gli investimenti di sostenibilità.

Successivamente alla presentazione di questo pacchetto, che tocca diverse normative come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), la Tassonomia UE e il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), ad inizio aprile è stato presentato un intervento noto come “Stop the Clock”. Una proposta che mira a rinviare l’entrata in vigore di alcuni obblighi legati alla rendicontazione di sostenibilità.

Stop The Clock: dettagli e scadenze del rinvio

La proposta “Stop the Clock” modifica le date di applicazione di alcune disposizioni della CSRD e della CSDDD. Per quanto riguarda la CSRD, la proposta prevede un rinvio di 2 anni per gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità, che sarebbero altrimenti scattati a partire dall’esercizio amministrativo 2025.
Ciò significa che:

  • le grandi imprese che non sono enti di interesse pubblico e le relative imprese madri (la cosiddetta “Wave 2”, seconda ondata), che originariamente avrebbero dovuto completare la propria rendicontazione di sostenibilità nel 2026 per l’esercizio 2025, saranno obbligate a pubblicare la rendicontazione per l’esercizio che inizia nel 2027. La prima rendicontazione avverrà quindi nell’esercizio 2028.
  • le PMI quotate, le piccole e non complesse istituzioni creditizie e le imprese di assicurazione/riassicurazione (la cosiddetta “Wave 3”, terza ondata), che originariamente avrebbero dovuto rendicontare nel 2027 per l’esercizio 2026, dovranno ora avviare la rendicontazione a partire dall’esercizio che inizia nel 2028. La prima rendicontazione avverrà quindi nell’esercizio 2029.

Per la CSDDD, invece, il rinvio è di 1 anno. Questo posticipa anche il termine ultimo per gli Stati Membri per recepire la direttiva nel diritto nazionale (ora fissato al 26 luglio 2027, anziché 2026).

Pacchetto Omnibus: le ragioni del rinvio

Il rinvio non è una semplice proroga, ma rientra in una logica di fornire certezza giuridica e il tempo necessario per completare dei percorsi di sostenibilità che portino alla creazione di valore per le imprese.

È fondamentale sottolineare che lo “Stop The Clock” è solo una parte di un intervento più ampio. Infatti il Pacchetto Omnibus include altre misure significative sulla rendicontazione di sostenibilità. Ad esempio, verrà adottato un nuovo standard VSME (Voluntary Standard for SMEs) sviluppato dall’EFRAG per la rendicontazione volontarie delle imprese non soggette all’obbligo.

Questa tipologia di rendicontazione fungerà anche da “scudo” per limitare le richieste di informazioni da parte delle grandi aziende e dagli istituti di credito alle PMI.

Inoltre, la Commissione rivedrà gli standard europei di rendicontazione di sostenibilità (ESRS) per ridurre sostanzialmente il numero dei dati richiesti e migliorarne la coerenza. Verrà eliminata la possibilità di adottare standard specifici per settore e la revisione della rendicontazione di sostenibilità rimarrà solo “limited assurance”.

Pacchetto Omnibus: un passo indietro per la sostenibilità d’impresa?

Le proposte, e in particolare i rinvii, hanno suscitato un acceso dibattito tra tutti gli operatori. Se da un lato le imprese, soprattutto quelle più piccole o quelle che si sarebbero trovate per la prima volta ad affrontare questi obblighi, accolgono con favore la semplificazione e il tempo aggiuntivo per prepararsi, dall’altro i soggetti già obbligati (imprese di grande dimensione) e gli altri operatori che hanno la necessità di avere dei dati sulla performance di sostenibilità, come il settore finanziario, saranno costrette a ribaltare lo stesso alcuni obblighi di informativa sulle PMI.

Il processo legislativo è ora nelle mani del Parlamento Europeo e del Consiglio, che dovranno raggiungere un accordo sulle proposte. L’obiettivo degli organi europei è quello di procedere rapidamente per fornire certezza giuridica. Tutto questo sarà poi sottoposto alla ratifica da parte degli Stati membri.

 

 

Giulio Corazza – Centro Studi CGN