Riprendendo un successo estivo di qualche anno fa, si potrebbe affermare che l’estate sta finendo e la riforma ISEE torna di grande attualità.
Come già anticipato nei mesi scorsi, la nuova riforma dell’ISEE introdotta dal DPCM n. 159 del 2013, la cui entrata in vigore era prevista per il mese di giugno 2014, si trova in una fase di stallo a causa della mancata pubblicazione, entro il mese di maggio, del decreto attuativo necessario a definire termini, modelli e istruzioni per l’entrata in vigore.
Il nuovo ISEE, infatti, è stato oggetto di discussione e dibattito a vari livelli.
In occasione della discussione del mese di giugno alla Camera dei Deputati, il sottosegretario di Stato al Lavoro e Politiche Sociali Biondelli aveva chiarito, a seguito di varie interpellanze, le motivazioni e le cause che non avevano ancora portato al licenziamento del tanto atteso decreto attuativo, e aveva esposto le richieste arrivate da più parti, ANCI e Università in primis, di un rinvio dell’entrata in vigore a gennaio 2015.
Ad oggi, tuttavia, sembra che gran parte degli ostacoli alla definizione della riforma siano in via di superamento: voci di corridoio infatti sembrano confermare che il modello di dichiarazione su cui opera da diverso tempo una task force congiunta di esponenti di INPS, Ministero e Agenzia Entrate, sia giunto alla sua versione definitiva; sembra anche che siano state definite le informazioni su redditi e patrimoni dei nuclei familiari che saranno reperite tramite il modello dichiarativo.
Da qui la previsione che in tempi brevi, forse già per fine mese, si arriverà all’approvazione del decreto attuativo. Come conseguenza del c.d. effetto “tagliola” previsto dallo stesso regolamento, a far data dai 30 giorni dalla sua entrata in vigore, per le richieste di nuove prestazioni potranno essere rilasciate solo attestazioni basate sul nuovo ISEE. Pertanto Comuni, Università ed Enti erogatori saranno chiamati a ridisegnare nel breve tutto il quadro delle loro politiche del welfare.
Marco Canese – Centro Studi CGN