Movimprese è l’analisi statistica trimestrale della natalità-mortalità delle imprese condotta da InfoCamere, per conto di Unioncamere, sugli archivi di tutte le Camere di Commercio italiane. Scopriamo insieme cosa emerge dall’analisi.
In estrema sintesi possiamo dire che, dall’analisi dei dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese tra gennaio e marzo 2016 emerge un calo del numero dei fallimenti e il miglior saldo tra iscrizioni e cessazioni di imprese degli ultimi cinque anni, anche se ancora negativo.
Il numero totale delle imprese italiane è pari a 6.038.891, di cui 1.347.820 artigiane. Come per i passati trimestri di inizio anno, il tessuto imprenditoriale registra un bilancio in calo (-12.681 imprese) a causa del concentrarsi delle cancellazioni alla fine dell’anno precedente, anche se questa flessione è meno consistente rispetto agli anni passati.
Nei primi tre mesi dell’anno il numero delle iscrizioni è rimasto stabile (114.660 imprese, +158 rispetto allo stesso periodo del 2015), mentre è in calo il numero delle chiusure, scese a 127.341 unità (133.187 nel 2015), che risulta essere il miglior valore degli ultimi undici anni. Il maggior numero di cancellazioni riguarda le imprese artigiane (40.218), che anche se rappresenta il dato più basso da dieci anni a questa parte, non viene equilibrato dal numero delle iscrizioni, che continuano ad essere in costante flessione.
Sono in aumento le imprese che esercitano attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese, attività immobiliari, alloggio e ristorazione. Al contrario i maggiori cali si riscontrano nel settore delle costruzioni e del commercio.
Per quanto riguarda le forme giuridiche, continuano ad aumentare le società di capitali (+13.000 unità), mentre ha un saldo negativo il conteggio delle società di persone e delle ditte individuali (-20.930 unità).
Sulla base di un’analisi condotta a livello territoriale, il Trentino-Alto Adige, il Lazio e la Campania sono le regioni che registrano un saldo positivo in relazione alle crescite delle imprese, mentre tra le altre regioni, l’Emilia-Romagna ha chiuso il primo trimestre 2016 con il risultato peggiore rispetto al 2015 (-2.165 imprese). Con specifico riferimento al settore dell’artigianato, nessuna regione presenta dei dati positivi e quelle che hanno ottenuto il peggior risultato rispetto allo scorso anno sono Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Molise e Sardegna.
Per quanto riguarda le procedure fallimentari, tra gennaio e marzo 2016 le imprese che hanno aperto una nuova procedura fallimentare sono state 3.396 contro le 3.588 del primo trimestre del 2015 (-5.4%). Il fenomeno del fallimento è comunque molto limitato in quanto coinvolge in media 6 imprese ogni 10.000. In particolare, il settore del commercio conta il maggior numero di fallimenti, seguito dall’industria manifatturiera e dalle costruzioni. Per quanto riguarda le varie forme giuridiche, a fronte di un aumento dei fallimenti delle società di persone, dei consorzi e delle cooperative, si assiste ad una diminuzione per le società di capitali (-6.3%) e le imprese individuali (-9.9%).
Quanto all’incidenza del fenomeno, l’esposizione delle imprese al rischio di fallimento è più elevata tra le attività di trasporti e magazzinaggio, i servizi alle imprese e le attività di alloggio e ristorazione. Non in tutte le regioni d’Italia si registra però questa contrazione nell’apertura di nuovi fallimenti: la regione con maggior numero di procedure in termini assoluti è la Lombardia, seguita dal Lazio e dal Veneto. Le regioni invece dove i fallimenti hanno inciso di meno sono la Basilicata, la Valle d’Aosta e la Sardegna.
Il rallentamento delle procedure fallimentari è certamente un segnale positivo in quanto, come sottolinea il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello, ci conferma che il sistema produttivo italiano è in ripresa “e ci fa capire che i momenti più difficili di questa lunga crisi che ha attraversato il Paese sono probabilmente alle spalle”.
Jessica Martinuzzi – Centro Studi CGN