La predittività del risparmiometro contro l’evasione

Il suo nome di battaglia è risparmiometro, profetizza l’evasione ed è l’ultima arma messa in campo contro gli infedeli del fisco. Si tratta di un algoritmo che, in piena autonomia, verificherà se i risparmi accumulati dal contribuente in un anno siano coerenti con i redditi dichiarati. Ecco in sintesi i passaggi salienti della nuova potente arma a disposizione dell’Agenzia delle Entrate.

Il risparmiometro è uno strumento invasivo con un potente occhio digitale che passerà al settaccio l’enorme mole di dati trasmessi da banche e operatori accumulatisi presso l’Anagrafe tributaria dei conti istituita con il decreto Salva Italia (D.L. 201/2011).

Il punto di partenza è rappresentato dalle informazioni che banche ed altri intermediari finanziari mettono periodicamente a disposizione del fisco comunicando annualmente:

  • l’accensione e l’esistenza di un rapporto;
  • il saldo iniziale;
  • il saldo finale;
  • il totale degli accrediti;
  • il totale degli addebiti;
  • la giacenza media sul conto.

Nelle sue valutazioni, l’Agenzia delle Entrate utilizzerà un algoritmo che scandaglierà la super anagrafe dei conti alla ricerca delle seguenti anomalie o indizi di evasione rappresentate da:

  1. scostamenti del 20-25 per cento tra quanto dichiarato come reddito e quanto determinato come differenza tra entrate ed uscite;
  2. insufficiente, anomala o mancata movimentazione del conto corrente.

Una volta che sono state create le liste selettive, il passaggio successivo a cura dell’Agenzia delle Entrate sarà quello di richiedere apposita autorizzazione al Direttore centrale dell’accertamento o al Comandante regionale della Guardia di Finanza per approfondire ulteriormente la storia finanziaria dei contribuenti caduti nella rete, questa volta con la possibilità di analizzare tutti i movimenti transitati sul conto corrente.

Potranno, ad esempio, rimanere incagliati tra le maglie dei controlli i seguenti casi:

  • l’accredito di uno stipendio con uscite troppo modeste potrebbe rivelare esistenza di altre entrate non dichiarate;
  • il caso in cui il conto corrente rimanga pressoché fermo per l’intero anno con un reddito inconsistente rispetto al fabbisogno medio di una famiglia. In tale situazione l’indizio di evasione è rappresentato sia dalla mancanza di movimentazioni sul conto corrente sia dall’assenza di un reddito;
  • un consistente investimento che non trova apparentemente giustificazione in ragione dei guadagni medi.

Si tratta di circostanze rispetto alle quali il fisco si pone il quesito diagnostico circa la provenienza delle risorse per sostenere le spese oppure per conservare un tenore di vita perlomeno ordinario, sussistendo il concreto sospetto che il contribuente sia stato in grado di spendere le risorse necessarie utilizzando somme di denaro in nero.

Nel caso in cui i dubbi persistano, l’Agenzia avvierà la fase del contraddittorio con il contribuente notificandogli, per il tramite di un questionario, l’invito a fornire una serie di spiegazioni. In questa sede, il contribuente potrà fornire al fisco gli elementi necessari a spiegare come abbia acquisito le risorse necessarie a sostenere le spese per sé e per la propria famiglia. Il contribuente potrebbe, ad esempio, dimostrare che la disponibilità finanziaria per le spese è stata ottenuta tramite le movimentazioni del conto corrente del coniuge oppure abbia ricevuto un’eredità il cui controvalore è confluito sul conto corrente. Sarà compito dell’Agenzia valutare le argomentazioni formulate dal contribuente per giustificare la propria posizione e, nel caso in cui tali argomentazioni fossero inidonee allo scopo, procedere con la chiusura del contraddittorio e l’emissione dell’avviso di accertamento.

Lo strumento in commento è stato utilizzato sperimentalmente lo scorso anno per individuare contribuenti sospetti solo tra le società. I primi dati mostrano come, in virtù dei dati condivisi tra il fisco e la Guardia di finanza, sia stato possibile individuare circa 1.200 posizioni, di cui 156 a rischio di evasione con movimentazione di conti correnti per importi superiori a un milione di euro.

Funzionerà anche nei riguardi dei contribuenti-persone fisiche?

Nicolò Cipriani – Centro Studi CGN