Pene più alte e soglie di punibilità più basse: la strategia che si sta mettendo a punto per contrastare i fenomeni evasivi più gravi passa attraverso l’inasprimento delle pene previste per i reati tributari di cui al D.Lgs. 74/2000.
Come si legge nell’editoriale del prof. Enrico De Mita, se l’evasione è un fenomeno di massa, l’intervento normativo deve essere sistematico, fatto di più misure, nel medio termine, nel segno della semplificazione e della sopportabilità del carico fiscale.
Nel dubbio che le manette possano servire a qualcosa, ecco le misure contenute nel D.L. 124 del 26 ottobre 2019 collegato alla manovra di bilancio con evidenza di ciò che cambierà rispetto alla versione precedente.
Il Decreto collegato prevede, mediante l’inserimento dell’art. 12-ter nel D.Lgs. n. 74/2000, l’estensione della c.d. “confisca di sproporzione” ai reati tributari, intendendo il provvedimento oggi previsto dall’art. 240-bis c.p. (rubricato “confisca in casi particolari”). La confisca per sproporzione è una sanzione solitamente applicata solo ad alcuni reati ovvero quelli caratterizzati da particolare gravità (ad esempio quelli di criminalità organizzata). Essa consente, infatti, in presenza di una pronuncia definitiva o di un patteggiamento, il sequestro di tutti i beni di cui il condannato in via definitiva non può dimostrare la legittima provenienza e di cui risulta essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo in misura sproporzionata al proprio reddito o alla propria attività economica.
Le nuove norme penali tributarie entreranno in vigore con la conversione in legge del decreto che presumibilmente avverrà sotto Natale con primo banco di prova in sede di versamento acconto IVA previsto per la fine dell’anno.
Nicolò Cipriani – Centro Studi CGN