Come al solito l’INPS ci delude. Con 5 milioni di utenti pronti a cliccare su quell’Accedi al Servizio, il sito dell’INPS va in tilt. Quei desiderati 600 euro promessi dal Governo a cinque categorie, che ormai abbiamo imparato a memoria, si fanno attendere.
Come doveva andare
L’utente, dal sito inps.it, avrebbe dovuto accedere al banner dedicato “Indennità COVID-19 (bonus 600 euro)”, dopo essersi autenticato su MyINPS alternativamente con:
- PIN dispositivo o semplificato rilasciato dall’INPS;
- SPID di livello 2 o superiore;
- Carta d’Identità Elettronica 3.0 (CIE 3.0);
- Carta Nazionale dei Servizi (CNS).
Attraverso lo Sportello Virtuale per i Servizi Informativi e Richiesta Prestazione, il contribuente avrebbe dovuto seguire questi semplici passaggi:
- Cliccare su “Invio Online domanda di Anticipazione”
- Porre il flag su “Desidero inviare domanda di Indennità D.L. 18 del 17/03/2020”
- Selezionare il tipo di indennità da richiedere tra le categorie di indennità del menu a tendina:
-
- professionisti e lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (art.27);
- lavoratori autonomi iscritti alle Gestioni speciali dell’AGO (art.28);
- lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali (art.29);
- lavoratori del settore agricolo (art.30);
- lavoratori dello spettacolo (art.38).
- Indicare il “Tipo di Qualifica”
- Inserire l’IBAN, qualora avesse voluto ricevere il bonus direttamente sul proprio C/C bancario o postale
- Inviare la domanda
- Ottenere la ricevuta.
Com’è andata veramente
Gli aventi diritto si sono fiondati ad effettuare la domanda appena il servizio è stato reso disponibile, in quanto lo stesso INPS aveva annunciato che avrebbe “riconosciuto l’indennità in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande”, che tradotto nel gergo popolare significa “chi prima arriva, meglio alloggia”. I 3 miliardi di euro stanziati dall’Esecutivo non sarebbero quindi sufficienti ad accontentare la platea di oltre 5 milioni di persone.
Il click day è stato poi negato dallo stesso presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che ha annunciato: «Non ci sarà alcun ordine cronologico e le domande potranno essere inviate anche nei giorni successivi al primo aprile, collegandosi al sito e cliccando sul banner dedicato». L’informativa online che riportava le istruzioni è poi stata eliminata dal web.
Il sito dell’INPS, non essendo in grado di gestire una tale mole di richieste, è andato in tilt. Milioni di persone, rientranti in quelle categorie di liberi professionisti, co.co.co, autonomi iscritti alle gestioni speciali, stagionali del turismo, lavoratori agricoli e addetti dello spettacolo, sono tuttora davanti ai propri schermi, fiduciosi di poter inoltrare la domanda con successo, fino all’ottenimento dell’agognata ricevuta. Al momento sarebbero 300mila i fortunati che sono riusciti a presentare regolare domanda. Il presidente Tridico ha dichiarato che l’INPS sta ricevendo in media 100 domande al secondo. Ha poi continuato dicendo: «Una cosa mai vista sui sistemi dell’Inps, che stanno reggendo, sebbene gli intasamenti siano inevitabili con questi numeri».
È dovere soffermarsi sulla parola “reggere”. Molti utenti stanno infatti denunciando il fatto che, a seguito dell’aggiornamento della propria pagina per continuare con la procedura online, si ritrovino nella sezione MyINPS di altri utenti. E il GDPR dove lo mettiamo?
Sembrerebbe un pesce d’aprile, invece è tutto vero.
Questa partenza da incubo, con il sito dell’INPS fuori controllo, gli scambi di persona, i numeri dedicati che risultano inesistenti, ha portato a galla i limiti che attanagliano le infrastrutture informatiche degli enti pubblici italiani.
Nella speranza che questa situazione sia da monito per il futuro, rimaniamo in attesa di scoprire come finirà questa battaglia all’ultimo click.
Alessandra Bortolin – Centro Studi CGN