Nell’ambito della sostenibilità d’impresa, quando parliamo di “materialità” intendiamo la rilevanza o l’importanza di una tematica ESG. Per un’organizzazione, dare priorità a un obiettivo di sostenibilità è tutto fuorché scontato, visto che implica la necessità di definire una gerarchia di finalità integrate nella strategia aziendale.
Nell’ambito della rendicontazione di sostenibilità, il concetto di materialità determina quali temi sono sufficientemente importanti da renderne essenziale la trasparenza informativa.
Il processo di individuazione delle tematiche “materiali” non è autoriferito e relativo alla sola espressione della proprietà aziendale. Consiste, invece, in un approccio attraverso il quale l’azienda ascolta i propri portatori di interesse (stakeholder) e definisce congiuntamente l’insieme di temi ESG che sono rilevanti per entrambi.
Come stabilire le priorità in ambito ESG
Il mondo ESG è quanto mai complesso e variegato. Descrivere gli obiettivi di un’organizzazione dal punto di vista ambientale, sociale e di governance è un’operazione articolata e ricca di sfaccettature.
Quando si parla di rendicontazione, poi, gli standard più autorevoli di reporting ESG (ad esempio i GRI Standards o i nuovi ESRS – European Sustainability Reporting Standards – prodotti da EFRAG) presentano un ventaglio di indicatori di misurazione delle performance che toccano tutti gli aspetti della sostenibilità.
A questo punto la domanda è: perché un’azienda dovrebbe concentrarsi sul perseguire e rendicontare le misure di welfare, gli impatti ambientali o le iniziative a favore della comunità locale? Non tutte le imprese hanno gli stessi obiettivi e le stesse priorità strategiche.
Rendicontazione ESG: arriva la “doppia materialità”
I GRI Standards definiscono i temi materiali come quelli che “possono ragionevolmente essere considerati importanti in quanto riflettono gli impatti economici, ambientali e sociali dell’organizzazione o influenzano le decisioni degli stakeholder”.
L’analisi di materialità è, a tutti gli effetti, un percorso di coinvolgimento dei portatori d’interesse, finalizzato alla raccolta di informazioni qualitative e quantitative che consentano di centrare gli obiettivi di sostenibilità aziendali, in una logica partecipativa.
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSR) – cioè la Direttiva 2022/2464/UE – riprende ed enfatizza il principio di doppia materialità, che era stato introdotto dalla Direttiva 2014/95/UE sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), introducendo una importante evoluzione del concetto.
La doppia materialità prende in considerazione due prospettive differenti, che vanno opportunamente considerate dalle aziende e che sono:
- La Prospettiva outside-in: la valutazione di rischi e di opportunità derivanti dalla gestione delle diverse tematiche ESG. in relazione all’impatto sulle performance economiche e finanziarie dell’azienda;
- La Prospettiva inside-out: l’attenzione agli impatti positivi e negativi, attuali e potenziali, che la gestione di una determinata tematica ESG può generare verso gli stakeholder (persone e ambiente).
Doppia materialità: alcuni esempi
Per aiutare a comprendere la doppia materialità facciamo alcuni semplici esempi.
Un’impresa con un forte impatto ambientale dal punto di vista delle emissioni di CO2 va a generare un effetto negativo sull’ambiente e su diverse categorie di stakeholder, quali la comunità locale, i collaboratori, i clienti. L’impatto negativo quindi si verifica sul lato inside-out.
Questa azienda può incorrere in sanzioni e trovarsi a sostenere investimenti per adeguare impianti e macchinari e per conformarsi ad una normativa ambientale sempre più stringente, oppure può vedersi applicate delle condizioni più gravose nei rapporti finanziari. L’impatto negativo in questo caso è sul lato outside-in.
Facciamo invece un esempio doppiamente positivo.
Un’impresa che coltivi un rapporto di collaborazione virtuosa con le scuole o l’Università del proprio territorio crea un impatto positivo sulla comunità di riferimento, contribuendo allo sviluppo di quel territorio (inside-out), ma anche attrae e trattiene giovani talenti, riducendo così i costi del turnover (outside-in).
Cosa ci insegna la doppia materialità?
Secondo l’approccio previsto dalla nuova normativa, l’analisi di doppia materialità rappresenterà uno strumento fondamentale di definizione strategica in ambito ESG.
Consiste, di fatto, in un ampliamento del risk management aziendale, al fine di monitorare e valutare i fattori ambientali e sociali che incidono sul business, così come gli impatti del business stesso in termini ambientali, sociali e di governance. Con le evidenti interazioni e correlazioni che esistono tra le due prospettive.
Le due prospettive (outside-in e inside-out) dovranno essere valutate obbligatoriamente da tutte le imprese tenute al rispetto della CSRD con riferimento all’intera catena del valore (value chain) di appartenenza, aprendo quindi scenari globali di trasparenza delle informative ESG.
Andrea De Colle | Sustainability & CSR Project Manager